Apprendere nel mondo del web 2.0. L'insegnamento online dell'italiano L2 a studenti d'origine cinese


Master's Thesis, 2014

88 Pages, Grade: 30/30


Excerpt


Indice

Introduzione

Cap. 1 - Comunicare ed imparare nell’era del web 2.0
1.1. - Cos’è il web 2.0
1.2. - Come cambia l’apprendimento dall’offline all’online

Cap. 2 - Gli apprendenti di origine cinese e l’italiano
2.1. - Gli apprendenti cinesi
2.2. - I cinesi e l’apprendimento dell’italiano L2

Cap. 3 - L’italiano come L2 su Skype e QQ: studenti di origine cinese
3.1. - Lezioni tramite Skype e QQ: alcune particolarità ed espedienti
3.2. - Sperimentazioni online di italiano L2
3.2.1. - Realizzazione tecnica delle lezioni: i tool più usati
3.2.2. - Lezioni svolte con bambini
3.2.3. - Lezioni svolte con adulti

Conclusioni

Bibliografia

Sitografia

Introduzione

L’epoca della globalizzazione, caratterizzata da un costante e veloce sviluppo tecnologico, non poteva non influenzare profondamente il mondo della formazione. Lo studio, come siamo abituati a considerarlo noi, sta scomparendo per lasciare il posto ad un tipo di apprendimento sempre più autonomo, che mira a sviluppare le capacità comunicative e le abilità di problem solving di un discente, più che quelle linguistiche. Questo progresso è stato stimolato e supportato anche da internet, soprattutto negli ultimi anni quando la tipica staticità del vecchio World Wide Web ha ceduto il passo alla sua versione innovativa e altamente collaborativa: il web 2.0. Il mondo della rete sotto questo profilo può essere di grande aiuto e offrire un sostegno efficace durante lo svolgersi di una lezione condotta in maniera tradizionale: la sua forza risiede nella multimedialità, caratteristica che risulta essere un vantaggio nello studio, poiché sia motivante e accattivante che cognitivamente stimolante. La tecnologia di internet ha inoltre il potere di sottolineare la trasformazione dell’immagine del docente da un semplice diffusore di informazioni a quello di un tutor, un facilitatore prontamente in aiuto allo sviluppo dell’indipendenza del proprio discente: insomma, uno studio di tipo passivo, esclusivamente ricettivo, ormai non ha davvero più ragione di esistere e in special modo nella formazione linguistica. L’apprendimento delle lingue, infatti, è la prima a beneficiare dell’innovazione tecnologica che investe la rete: ne sfrutta la dinamicità e multi modalità per sviluppare anche quelle competenze generali, di azione e negoziazione, tanto auspicate dal QCER. La tecnologia del web ha avuto insomma il potere di incentivare lo scambio linguistico e in un mondo nel quale saper comunicare con il numero maggiore di culture possibile è diventata un’esigenza lo studio delle lingue non poteva che diffondersi toccando anche la zona più remota del globo.

Inizialmente l’Italia e la Cina rivolgevano il loro interesse ad una comunicazione indirizzata esclusivamente alla trattazione commerciale. Naturalmente quest’ultima, con le sempre più frequenti relazioni che riusciva a stabilire tra i due paesi, ha fatto sì che aumentasse anche una certa attenzione di entrambi verso le rispettive culture, un interesse subito colto dalle istituzioni scolastiche che hanno prontamente costruito un ‘ponte’ di contatto e scambio tra gli studenti interessati ad un diverso percorso di studio. A beneficiarne per primi gli studi linguistici, con un aumento di iscritti a corsi universitari o istituzioni private mai visto prima. Il percorso di studi tradizionale, però, non è l’unico ad avvantaggiarsi dell’improvviso boom di richieste: l’apprendimento online diventa un forte supporto o alternativa al classico studio in presenza. Un tipo di formazione che sta prendendo piede ultimamente, pur se non considerata ancora alla stregua del tradizionale apprendimento, è il percorso di studio svolto interamente online. Il corso può essere portato avanti in modo autonomo oppure può ricevere il sussidio di un tutor o ancora offrire un vero e proprio insegnante per le lezioni. L’ambiente in rete può essere utilizzato per classi individuali o di gruppo e può avvenire su qualsiasi piattaforma adibita a tale scopo. Negli ultimi anni Skype è tra i social network più usati per lo scambio linguistico, molte scuole di formazione online lo hanno eletto ad unica aula virtuale utilizzata proprio per la sua praticità e efficienza. In Cina è molto diffuso, ma ancor più conosciuto ed usato è il suo corrispettivo cinese, ovvero il servizio di messaggistica istantanea QQ. Questi programmi non solo possono mettere in contatto lo studente con un insegnante madrelingua che gli possa fornire un incontro realistico con la lingua studiata, ma riescono a sfruttare la multimedialità del web 2.0 per annullare le distanze nel creare un vero e proprio percorso di studio parallelo a quello tradizionale: l’apprendimento online non è migliore o peggiore rispetto al suo antecedente, è semplicemente diverso. L’ambiente virtuale ha infatti le sue regole: se è vero che i principi base dell’apprendimento utilizzati sono gli stessi, cambiano però i processi che regolano il tempo, la modalità, il tipo di comunicazione che si stabilisce durante una lezione online. Con gli studenti cinesi, poi, oltre alle difficoltà da superare dovute alle restrizioni sulla navigazione in rete imposte dalla Cina si deve tenere conto di alcune particolarità linguistiche e culturali proprie della sua popolazione, come vedremo nei capitoli seguenti.

Capitolo 1 COMUNICARE ED IMPARARE NELL’ERA DEL WEB 2.0

1.1. Cos’è il web 2.0

Con la nascita del World Wide Web la comunicazione tra le persone ha subito una forte trasformazione. Ai suoi utenti è stata offerta la grande opportunità di entrare in contatto gli uni con gli altri in qualunque momento della giornata, indipendentemente dalla propria posizione geografica e dal luogo in cui si trovi la persona con la quale comunicare, oltre che di reperire una quantità incalcolabile di informazioni con una semplicità e una velocità sorprendente. Certo che internet è piuttosto cambiato negli ultimi anni: il fatto che sia prima di tutto un’immensa banca dati e un modo facile per comunicare efficacemente con il resto del mondo, inoltre accessibile ad un costo esiguo, spiega il continuo aumento dei suoi fruitori e l’espansione d’uso in ambito lavorativo e formativo, ma non è l’unica ragione del suo successo. Da mezzo di ricerca, con una comunicazione basata principalmente sulla scrittura, a poco a poco il web da passivo diviene un luogo dinamico, multimediale: ‘web 2.0’ è un termine che indica un alto grado di interattività e cooperazione tra i suoi utenti, i quali non si limitano solo a visitare una statica pagina web controllata esclusivamente dal proprio ideatore, ma collaborano alla sua realizzazione modificandone essi stessi il contenuto. Il web 2.0 è detto writing web proprio perché permette ad ognuno di creare e far circolare i propri materiali. Questo è il senso del termine open source tanto usato al momento. Infatti, l’informazione non viaggia più dal centro alla periferia, ma è libera di circolare senza un percorso obbligato. Sebbene questa vastità virtuale abbia pure una insita debolezza strutturale, visto che nella rete ci si può inconsapevolmente ‘perdere’ o fare un uso poco produttivo del proprio tempo, la stessa ha il merito di offrire avvincenti esperienze multisensoriali, adattabili ai bisogni del singolo fruitore. La forza dell’ultima generazione di internet risiede principalmente nello spostamento del potere dal produttore istituzionale al consumatore o utente, anzi, nello spostamento di attenzione dall’accesso alle informazioni verso l’accesso ad altre persone.

Il web 2.0 è caratterizzato dal tagging, o ‘etichettatura’, dai social networks e dagli strumenti per la produzione di contenuti. Il cosiddetto RSS, acronimo per really simple sindycation, è un protocollo che supporta la distribuzione dei contenuti in tutta la rete: gli ‘aggregatori’ RSS sono software che prevedono la sottoscrizione a un feed, o ‘flusso’, ‘informazioni’, per mezzo di un link ipertestuale che verifica e collega i siti pertinenti al nuovo contenuto. Il protocollo RSS è grandemente usato nella distribuzione e personalizzazione di nuovi item, immagini, commenti poiché permette un collegamento diretto tra i vari tool del web 2.0. Il podcast, contrazione di PoD, personal on demand, e broadcast, ‘trasmissione’, è un sistema che permette di distribuire materiale multimediale, di ogni tipologia, consultabile ma pure scaricabile dai siti: la differenza con le trasmissioni in streaming e quelle tradizionali sta nella capacità di ricevere automaticamente pubblicazioni da fonti multiple che l’utente può scegliere di vedere nei tempi e modi a lui più comodi. Il Voice over IP, o VoIP, ‘voce tramite protocollo internet’ è una tecnologia che permette agli utenti di collegare il telefono tradizionale al computer, quindi di sfruttare la connessione internet per fare telefonate a lunga distanza: il più famoso software che fa uso del VoIP è Skype, con il suo grande potenziale sociale ed educativo (vedi par. 3.1). Tra i tool caratteristici del web 2.0 abbiamo: i wiki, siti web dove gli utenti possono inserire e modificare collettivamente i contenuti senza avere una conoscenza specialistica della programmazione; i blog, definibili come diari o giornali virtuali aggiornati costantemente dal proprietario e commentati dai visitatori della pagina, la quale insieme alle informazioni può supportare talvolta diversi tipi di media tramite i collegamenti RSS; Twitter, una forma di microblogging nei quali i follower, i suoi ‘seguaci’, possono inserire messaggi di 140 caratteri massimo, detti tweet, e seguire quelli ritenuti interessanti; i social network, ambienti visibilmente sempre più popolati e attivi che hanno il merito di facilitare gli incontri e organizzare una comunità di persone con uno scopo o condivisione comune, come Facebook o Linkedin, per citarne alcuni; giochi interattivi; mondi virtuali, tra cui il famoso Second Life.

I mondi virtuali sono tra gli esempi più validi del cambiamento avvenuto nell’uso di internet nell’era del web 2.0: queste simulazioni in 3D di ambienti reali su un server, appunto, permettono alle persone di interagire tramite avatar guidati da loro stessi che sono caratterizzati dal possedere fattezze reali, raffiguranti o meno quelle del vero utilizzatore del ‘sosia’ virtuale. La comunicazione avviene in sincrono e l’interazione è il risultato dell’utilizzo di più canali (voce, chat, eccetera). Non si tratta di un banale gioco online, di una semplice interfaccia 3D o di un tipico social network: i mondi virtuali sono un’alternativa concreta ad incontri che, per un motivo o un altro, non potrebbero aver luogo altrimenti. Sono molte, infatti, le aziende che usano i luoghi virtuali per riunioni di lavoro o per incontri d’affari ed è sempre più forte l’interesse che il mondo dell’educazione ha verso queste piattaforme per promuovere l’apprendimento. Tutto ciò non a caso: i mondi virtuali mantengono quell’elemento multisensoriale, multimodale che caratterizza l’interazione vis-à-vis rendendola vincente rispetto alla comunicazione mediata. Lo sguardo, i gesti, il tono della voce, l’atteggiamento e il nostro abbigliamento sono tutti indizi non verbali che ci rappresentano, danno un’immagine di noi e del gruppo sociale o lavorativo, eccetera, al quale apparteniamo. Il singolo individuo in questo modo riesce ad esprimere una forma di identificazione quando distante dal proprio luogo d’origine, ma è pure vero che internet ha la capacità di dare vita a comunità nelle quali le persone si ritrovano più per la comunione di interessi che di appartenenza geografica: ‘ Numerosi sociologi sostengono che una delle caratteristiche chiave della tarda Modernità sperimentata dalle comunità occidentali contemporanee è la centralizzazione dell’identità come progetto. Definire cosa siamo, a quale comunità apparteniamo è una impresa specifica di quelli che vivono nelle tarde società capitaliste’, inoltre ‘il definire la propria identità diviene un compito dal significato personale, qualcosa per il quale scegliamo noi di impegnarci ’.

Fini scrive che ‘ l’esistenza di molte persone è oggi caratterizzata dall’essere sulla rete’, un’esistenza che si differenza nei quattro livelli del ‘soggetto’, ‘gruppo’, ‘network’ e ‘collettivo’, a seconda delle dinamiche sociali che intervengono nella rete per ogni entità: il primo ha come caratteristica il racconto di sé, l’esposizione soggettiva, e il blog ne è un esempio; il secondo rappresenta un insieme di individui con obiettivi comuni e una forte consapevolezza d’appartenenza al gruppo e della sua struttura, oltre che regole, come in una classe virtuale; il terzo ha un senso d’esclusività meno marcato che nel gruppo, infatti il suo utente ha un’appartenenza multipla, aderisce cioè a più network, senza un obiettivo ben definito, e sente un grande bisogno di condivisione; l’ultima entità non ha a che fare con il network, né con il precedente livello, poiché rappresenta quei luoghi della rete nei quali si condivide qualcosa con chiunque, senza alcuno scopo o legame d’interesse, in pratica i classici siti nei quali ci si imbatte per caso nel tentativo di cercare altro. Forse sarà quest’ultimo utilizzo a spaventare di più chi è cresciuto con il vecchio web 1.0: ‘ Blog e pagine web morti. Link ipertestuali che non portano da nessuna parte. Spettri e zombie nelle realtà simulate. Fatti discutibili e non verificati su Wikipedia. Tag multimediali prive di significato su YouTube e LastFM. Interminabili discussioni prive di costrutto sui forum’. Se è pur vero che una buona percentuale della tecnologia del web 2.0 emula i media tradizionali e non sfrutta appieno le proprie potenzialità, si deve sottolineare il suo principale pregio, ovvero la capacità che ha di fornire forti segnali a livello cognitivo, favorendo così lo sviluppo collaborativo tra i suoi utenti. Inoltre non si può che evidenziare quanto tutti i tool del web 2.0 abbiano facilitato la possibilità di comunicare e di rapportarsi con un alto grado di interattività con realtà prima difficilmente o scarsamente raggiungibili, nodo cruciale soprattutto nell’insegnamento delle lingue.

1.2. Come cambia l’apprendimento dall’offline all’online

L’evoluzione del web è andata di pari passo con la trasformazione della società contemporanea, anzi, ne è stata in parte la causa. La vastità dei dati reperibili in rete, la facilità e l’economicità dell’operazione di recupero di informazioni e del loro scambio, ha promosso, tra gli altri, l’ingresso del mondo della formazione nel web. Un cambiamento di prospettiva rivoluzionario rispetto all’apprendimento era già in atto da molto tempo nell’ambito della glottodidattica, tramite le varie scuole behaviorista, cognitivista o costruttivista, ad esempio: il discente è al centro dell’apprendimento, mentre il docente diviene un facilitatore che incoraggia, stimola, aiuta il discente a sviluppare in modo indipendente le proprie abilità cognitive, insomma una guida ad un apprendimento di tipo autonomo. Questo aspetto è accentuato sul web, dove il tradizionale insegnamento come trasmissione del sapere dall’alto verso il basso, top-down, è completamente stravolto, nullo. La centralità dell’apprendente diventa più forte poiché entrano in gioco pure le diverse dinamiche che caratterizzano la divulgazione dell’informazione e il rapporto tra gli utenti in un ambiente virtuale: se cambia la modalità con cui viaggia, ovvero ci si trasmette l’informazione, anche il modo in cui si acquisisce quest’ultima non può restare lo stesso. Come affermato da Il Consiglio europeo straordinario di Lisbona, nel marzo del 2000, ‘ L’arrivo repentino e l’importanza crescente delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC) nella sfera professionale e in quella privata hanno una duplice conseguenza: proporre una revisione completa del sistema d’istruzione europeo e garantire l’accesso alla formazione lungo tutto l’arco della vita ’. In effetti, un punto a favore della formazione online è la possibilità di estendere questo apprendimento durante l’intera vita, il cosiddetto lifelong learning, a costo zero, agevolmente e pure in totale autonomia.

Il web 2.0 permette di condividere idee e collaborare in una maniera innovativa, ed è proprio la forte interazione sociale sperimentata dai suoi utenti a far sì che continui ad aumentare l’importanza detenuta dalla rete nell’educazione scolastica negli ultimi anni. Lo stesso approccio costruttivista parla dell’apprendimento non come di un atto individuale isolato, ma di un risultato collettivo dato dall’interazione sociale, appunto, in cui la nuova conoscenza si costruisce tramite l’aggancio, il collegamento della conoscenza pregressa a punti di vista, impressioni ed esperienze alternative: le discussioni facilitate dal web sono un ottimo mezzo non solo per la condivisione di contenuti nuovi, ma anche per favorire questo tipo di sviluppo cognitivo. Fondamentale in rete è il ‘come’ stiamo imparando più del ‘cosa’ stiamo imparando, passando dal concetto cartesiano del ‘penso, dunque sono’ a quello del ‘partecipiamo, dunque siamo’: avere la padronanza di un campo della conoscenza implica non solo il dover imparare un argomento, ma pure ‘imparare ad essere’ un pieno partecipante del campo. La teoria del cognitivismo sociale di Vygotsky afferma che lo sviluppo cognitivo nasce da un processo dialettico su un condiviso problem-solving nel momento in cui l’apprendente transita da uno stato nel quale necessita di essere aiutato a quello nel quale diviene indipendente nello svolgimento di un compito: la rappresentazione simbolica offerta dal mondo virtuale del web 2.0 ha proprio la facoltà di permettere all’apprendente di usare la propria conoscenza in una situazione non familiare, favorendo lo sviluppo dell’autonomia cognitiva.

Dato il modo in cui la tecnologia ha modificato la produzione della conoscenza, l’educatore Canadese George Siemens nel 2004 conia il termine connettivismo per aggiornare le precedenti teorie sull’apprendimento, spiegandone il diverso processo in rete nell’era digitale. Questa teoria ruota attorno l’assenza di controllo su quello che si impara in un ambiente virtuale: la rete modifica le informazioni di continuo e ciò richiede un perenne apprendimento, una sostituzione o eliminazione della vecchia conoscenza per far posto a ciò che ci viene proposto più di recente. Il discente avrà bisogno di avere libero accesso all’esplorazione e interiorizzazione del ‘nuovo’, potendo mettere da parte il ‘vecchio’ per aggiornarsi nel proprio campo della conoscenza e dovrà acquisire la capacità di discernere quali dati ‘trattenere’ o meno, a seconda dell’importanza che rivestono ai fini di un corretto apprendimento: tramite internet avrà la possibilità di esaminare e condividere opinioni con gruppi eterogenei di persone e di assemblare tutti questi pezzi di pensiero per formarne uno proprio o modificare il proprio punto di vista rispetto al contenuto. Il punto a favore dello studio su internet è, come già visto, la multidisciplinarietà del processo di apprendimento, ma l’ambiente virtuale ha pure le sue criticità: è necessario che l’aggiornamento sia costante e attento, che avvenga cioè con esperti o colleghi del settore, anche perché tutti sanno accedere ad internet, ma non tutti sanno come indirizzare correttamente questa conoscenza per raggiungere i propri fini, ed è estremamente importante sapere come e quando usare i numerosi tool a disposizione, inutili in caso contrario: ‘ chiunque sia nato dopo il 1994 si trova oggi ad utilizzare la rete e gli strumenti ad essa connessi spesso meno consapevolmente dei primi coloni; possiede competenze diverse … ma ha minori possibilità di svilupparle individualmente ed ha un accesso molto più limitato ai contenuti del web’. Il discente è un ‘tutto integrato’, per cui un insegnante deve saper creare conoscenza, competenza e connessione tra questi e le persone con le quali si relaziona in ogni ambiente virtuale. Kop infatti individua quattro fasi che possono influenzare lo sviluppo del connettivismo in un programma di studio online, cioè quella dell’aggregazione, nel quale si ha accesso e si seleziona una varietà di risorse, della relazione, fase utile alla riflessione sui nuovi contenuti e i loro legami con le conoscenze pregresse, della creazione, per accedere poi a tool che permettano di creare qualcosa di nuovo e di personale allo studente, e della condivisione, per condividere tramite social network il lavoro svolto e discuterne con altri utenti.

In generale l’apprendimento consiste nell’integrazione dei due processi della riflessione e della discussione. L’elemento della riflessione aumenta in maniera esponenziale tramite un’esperienza d’apprendimento online, poiché, a differenza dello studio in classe, faccia a faccia, non è richiesta la stessa agilità verbale, spontaneità e sicurezza in sé stessi per riuscire ad esprimersi agevolmente di fronte a un gruppo di persone, inoltre non si è preda di quella che viene definita la ‘gentilezza patologica’, in pratica quel contenuto e controllato atteggiamento esteriore che viene mantenuto in presenza d’altri: ciò favorisce la comunicazione e il senso della comunità, dunque il modello basato sulla centralità del gruppo si sostituisce a quello centrato sull’autorità dell’ambiente offline. Ripetiamo: la collaborazione è uno dei punti chiave dell’apprendimento tramite internet e le comunità online, grazie allo ‘schermo’ protettivo che offrono agli utenti, hanno proprio la grande capacità di diminuire ‘l’ansia sociale’. Infatti, poiché fisicamente soli di fronte al computer, i partecipanti sentono un forte senso di indipendenza e non hanno la necessità di dover manifestare lo stesso livello di presenza sociale: il senso di appartenenza e di coesione aumenta proprio perché basato su un comune interesse, fede, aspettative, oltre che sulla possibilità di contribuire positivamente alla comunità. Ovviamente deve essere l’insegnante a dare il via e a indicare la strada per rafforzare questa coesione, aiutandosi inizialmente con attività adatte a ‘rompere il ghiaccio’ tra i discenti per passare alla creazione di piccoli gruppi di discussione e compiti che abbiano argomenti e obiettivi comuni, non solo focalizzati su temi sociali o personali ma pure accademici, oltre che a gestire eventuali tensioni e conflitti nel gruppo: in realtà, in questo nuovo contesto d’apprendimento biunivoco l’insegnante diviene un tutor, una nuova figura professionale che va a coprire i diversi ruoli del coordinatore, facilitatore, stimolatore di discussioni, organizzatore, consigliere, moderatore ed esercitatore. Bisogna tenere sempre a mente che ogni apprendente necessita o è capace di un grado di autonomia diverso da un altro e raggiunge una certa padronanza del mezzo tecnologico e della materia oggetto di studio ad un livello e in una modalità non sempre uguale a quello dei suoi compagni: per questo sono necessarie istruzioni chiare e dirette da parte dell’insegnante, una forte presenza che sa quando intervenire o meno a seconda del tool in uso e del fine che si è proposto. Al riguardo, altrettanto importante è il momento, anzi, i momenti dalla valutazione che devono servire per motivare, informare e aumentare la fiducia in se stesso dello studente.

L’apprendimento in un contesto online dunque ha molti punti a favore, che sia in modalità sincrona o meno. L’asincrona crea una maggiore possibilità di riflessione e di indipendenza temporale e spaziale, ma pure di ‘isolamento’ che l’anonimato o l’assenza del linguaggio non verbale può comportare. Il mancato contatto fisico rende necessario l’uso della tecnologia del web 2.0 come suo sostituto, una tecnologia usabile, interpretabile e adeguata al contesto sociale: ‘ il contesto sociale è essenzialmente il sistema simbolico di una certa cultura continuamente alterato dall’intervento pratico umano, e non è riducibile alle relazioni interpersonali, intese come ambiente puramente fisico in cui avviene uno scambio di informazioni; gli esseri umani si scambiano significati e non pezzetti di info, si scambiano interpretazioni delle situazioni in cui sono coinvolti, e l’elemento chiave di disambiguazione dei messaggi è il riferimento a un contesto significativo comune ’ che online va monitorato tramite feedback, come quello indiretto dei tag, usati per etichettare un contenuto ritenuto importante e renderlo visibile al gruppo, o dei bookmark, ovvero della funzione segnalibro, per renderlo condivisibile. Due tool importanti, i suddetti, visto che ‘ la modalità principe di relazione in rete è la narrazione, implementata da audio, video e quant’altro, ma sempre narrazione, ovvero necessita di creare immagini mentali corrispondenti al narrato affinché esso venga riconosciuto e compreso ’. La modalità dominante di collaborazione online è, dunque, una comunicazione basata sul testo, ovvero sulla lettura e sulla scrittura. Progettare un piano di studi online significa avere per prima cosa una particolare considerazione dei temi sociali e cognitivi, che andrà oltre la decisione di quali argomenti coprire, dopodiché sarà essenziale adeguarlo alla tecnologia a disposizione. Prima di parlare dei tool più in uso è importante ricordare che in un ambiente virtuale il focus è sul modo nel quale uno studente apprende più che su ciò che apprende, anzi, più specificatamente sul ‘come apprende cosa’, come suggerisce Marc Prensky quando postula che noi tutti in generale impariamo: il comportamento tramite imitazione, feedback e pratica; la creatività attraverso il gioco; i fatti attraverso associazione, esercitazione per ripetizione, memoria e domande; la valutazione tramite l’esamina dei casi, il postulare domande, fare scelte, ricevere feedback e la pratica; la lingua tramite imitazione, esercitazione e immersione; l’osservazione attraverso gli esempi e il feedback; le procedure tramite imitazione ed esercitazione; i processi tramite l’analisi del sistema, la decostruzione e l’esercitazione; i sistemi attraverso la scoperta di principi e compiti di difficoltà progressiva; il ragionamento tramite puzzle, problemi ed esempi; le abilità (fisiche e mentali) attraverso imitazione, feedback, esercitazione continua e sfide in costante aumento; i ruoli interpretativi o abilità d’intervento tramite memorizzazione, esercitazione e allenamento; le teorie attraverso la logica, la spiegazione e il sollevare domande. Questi criteri nell’apprendimento online sono subordinati a sette principi multimediali, come indica Mayer: il principio della multimedialità, per il quale uno studente apprende meglio con parole associate ad immagini o grafici che dalle sole parole; il principio della contiguità spaziale, secondo il quale uno studente impara più quando le corrispondenti parole ed immagini sono presentate vicine le une alle altre sulla pagina o sullo schermo; il principio della contiguità temporale, secondo cui si impara meglio quando le parole e le immagini corrispondenti sono presentate simultaneamente piuttosto che consecutivamente; il principio della coerenza, per il quale uno studente apprende meglio se parole, immagini e suoni estranei vengono esclusi piuttosto che inclusi; il principio della modalità, per cui si impara meglio da una animazione e narrazione udibile che da una animazione e testo su schermo; il principio della ridondanza, il quale ci spiega che le persone hanno una capacità limitata di gestire materiale visivo e uditivo presentato simultaneamente, quindi si apprende meglio dall’animazione e narrazione che dalla combinazione di animazione, creazione e testo su schermo; il principio delle differenze individuali, che afferma gli effetti dei principi suddetti come più forti per apprendenti di conoscenza inferiore che superiore e per apprendenti di elevata abilità spaziale che scarsa, dove per abilità spaziali si intende la capacità mentale di generare, mantenere e manipolare immagini visive.

Per concludere in maniera esaustiva il discorso riguardante la modalità di apprendimento su internet non si possono non citare gli approcci delle scuole di pensiero behaviorista, cognitivista e costruttivista e le conseguenti implicazioni per l’apprendimento online: il citato connettivismo non è che una guida allo sviluppo di materiali che siano efficaci per un corretto studio per mezzo del web, ma i principi generali forniti dalle esistenti teorie in ambito educativo sono validi e non cambiano siano essi utilizzati offline che online, anche se vanno modificati per rispondere alle diverse regole temporali e spaziali del nuovo ambiente. Le strategie devono essere scelte di volta in volta a seconda che si voglia motivare i discenti, facilitare un’elaborazione profonda, costruire la persona nella sua totalità, provvedere alle diversità individuali, promuovere un apprendimento significativo, incoraggiare l’interazione, provvedere a un feedback importante, facilitare l’apprendimento contestuale o offrire supporto durante il processo d’apprendimento: l’indirizzo behaviorista è utile per insegnare i fatti (‘cosa’), quello cognitivo per insegnare i processi e i principi (‘come’), mentre il costruttivista è adatto ad un alto livello di pensiero che promuova un significato personale e un apprendimento contestuale ben collocato (‘perché’). Per la scuola behaviorista è il comportamento umano ad assumere importanza, poiché visibile e passibile di un valido studio scientifico, a differenza dei più individuali processi psichici, eccetera, non ritenuti appunto oggettivamente osservabili. La mente risponde con determinati comportamenti ad una serie di stimoli: sono proprio questi atteggiamenti ad essere considerati come corretti indicatori d’apprendimento dai behavioristi. Il pensiero della citata scuola induce a postulare che in un ambiente formativo virtuale al discente debbano essere specificati i risultati espliciti attesi dall’apprendimento cosicché possa stabilire le aspettative e giudicare da sé il perché abbia conseguito o meno l’obiettivo della lezione. L’apprendimento va stimolato tramite materiale distribuito con una giusta progressione, inoltre gli studenti devono ricevere adeguato feedback e devono essere testati costantemente per determinare se è avvenuto il raggiungimento del risultato prefisso.

La scuola cognitivista vede l’apprendimento come un processo nel quale le informazioni vengono elaborate da un individuo tramite differenti tipi di memorie: attraverso i sensi vengono recepite le sensazioni che trattenute nel cosiddetto ‘deposito sensoriale’ dovranno passare in meno di un secondo nella memoria operativa per non andare perse. Qui si fermeranno per venti secondi e, se elaborate efficacemente, potranno essere immagazzinate nella memoria a lungo termine. Dunque, appare come estremamente importante l’uso di strategie che permettano agli alunni un’elaborazione efficiente del materiale. Secondo la psicologia cognitivista le informazioni sono immagazzinate nella memoria a lungo termine sotto forma di reti, cioè nodi collegati tra loro per formare relazioni: le mappe per le informazioni, come lo spidergram ad esempio, devono essere incluse nel materiale per l’apprendimento poiché richiedono una riflessione critica e sono utilizzabili per esternare la struttura cognitiva del discente. Poiché la memoria operativa ha capacità limitate, le informazioni devono essere organizzate e suddivise in pezzi di giuste proporzioni per facilitarne l’elaborazione, e raggruppate in unità significative (è suggerito dalle cinque alle nove circa). Bisogna inoltre ricordare che più è profonda l’elaborazione, più questa richiederà un forte lavoro di associazione per immagazzinare le informazioni, nel frattempo già trasformate per adattarsi e modificare a loro volta la struttura cognitiva presente. Visto che le informazioni sono registrate sotto forma di sensazioni, si dovrà agevolare la ricezione sensoriale, senza però sovraccaricare lo studente con stimoli non indispensabili. Nello specifico nell’apprendimento online si potranno porre le informazioni importanti al centro dello schermo per la lettura, evidenziando quelle fondamentali, e si dovrà tarare il materiale a seconda delle capacità cognitive del discente. Quest’ultimo sarà inoltre informato degli argomenti che saranno trattati durante la lezione per potersi preparare all’arrivo dei nuovi dati. Per permettere l’assorbimento delle nuove informazioni bisognerà prima usare uno schema per attivare la struttura cognitiva esistente, poi delle domande per attivare la conoscenza già in possesso ed infine dei test per attivare la struttura richiesta per l’accoglimento dei nuovi dati, fornendo modelli concettuali per l’immagazzinamento, mentre si useranno le mappe informative per spezzettare le informazioni da divulgare, sub-segmentandole se necessario. Gli allievi devono essere incoraggiati ad usare le loro capacità metacognitive, riflettendo su ciò che stanno imparando, controllando i propri progressi e applicando ciò che è stato imparato in situazioni simulanti le reali. Per essere motivati ad imparare la loro attenzione deve essere catturata dai primi istanti, devono essere informati dell’importanza delle nuove nozioni e dei benefici derivanti dal loro apprendimento, e deve essere costruita per loro una lezione destinata al successo, ovvero tanto efficace da aumentarne la fiducia nelle proprie capacità. Inoltre hanno bisogno di ricevere feedback costante, per avere la possibilità di contestualizzare il tutto. Un ultimo punto riguarda le differenze individuali d’apprendimento, nella percezione e nell’elaborazione. Coloro che preferiscono una concettualizzazione astratta amano imparare da fatti e figure e ricercare informazioni nuove su diversi argomenti, quelli che prediligono la sperimentazione attiva vogliono applicare alla vita reale ciò che hanno appreso e andare oltre ciò che è stato presentato, per cui le attività da svolgere in classe dovranno tener conto di questi diversi stili, come pure di quelli cognitivi: c’è l’‘indipendente dal campo’ e il ‘dipendente dal campo’, dove i primi approcciano in maniera analitica e imparano per motivi intrinseci più che per un rinforzo sociale, al contrario dei secondi. Per la scuola costruttivista diviene fondamentale la figura centrale del discente, mentre attribuisce il ruolo di facilitatore all’insegnante, come visto. Lo studente è una figura attiva, che usa ciò che riceve attraverso i sensi per creare la sua personale conoscenza riguardo la realtà circostante: necessita di costruire la conoscenza più che recepirla tramite istruzione. Il suo è un ‘apprendimento situato’, ovvero contestuale, quindi dovrebbero essere usate online proprio le attività che permettono al discente la contestualizzazione delle informazioni, facilitando la creazione di significato personale in procedimenti attivi, tramite una personale interpretazione, e la costruzione della propria conoscenza. Il clima collaborativo stimola questo processo, così come il parziale controllo del discente sugli obiettivi da raggiungere. Agli studenti deve essere dato il modo di riflettere ed interiorizzare le informazioni, che devono essere trasmesse in modo che risultino significative.

Riassumendo, abbiamo visto come l’ambiente virtuale d’apprendimento sia tanto importante quanto il suo contenuto, visto che ne contiene il processo d’acquisizione, e come la validità di tutte le strategie delle suddette scuole sia confermata ed utilizzabile con determinati meccanismi anche nello studio online, ovvero tenendo conto soprattutto della distanza e della mancanza del contatto fisico, compensate in altro modo: è la tecnologia a mediare la permanente separazione tra insegnante e discente e/o discente e discente cambiandone la prossemica, i codici paralinguistici e i mimico-gestuali, dunque modificando fortemente la modalità del processo comunicativo. Come ovvio, la scelta di strumenti tecnologici adeguati è d’obbligo, essendo questi ultimi il fulcro dell’apprendimento online. Prima di tutto questi programmi non devono ostacolare l’interazione online, ma favorire la cooperazione, coordinazione, e co-costruzione tra i suoi utenti, punti basilari per poter raggiungere sia obiettivi comuni che individuali. Ancora più importante, ogni tool serve per sviluppare al meglio un dato principio, fase, processo cognitivo, insomma per ottenere un certo risultato in una specifica parte dell’apprendimento: ogni tecnologia ha caratteristiche peculiari che la rende positiva o negativa a seconda dell’uso che se ne fa, dunque è fondamentale averne una buona conoscenza. L’uso del testo, ad esempio, il mezzo inizialmente dominante nella formazione online, è utile per la presentazione di ogni argomento, poiché flessibile: riorganizzabile, può essere modificato con operazioni di copia-incolla o suddiviso in più parti, è un mezzo familiare anche se statico. In effetti, il punto debole del testo è nella mancanza di interattività, che può condurre anche ad un apprendimento di tipo passivo. Personalmente credo che ciò sia dovuto anche alla diversa ‘fisicità’ del mezzo: il computer, sia per l’interfaccia grafica che per la velocità possibile nella navigazione, facilita l’immediatezza dell’immagine e del suono più che la pratica della lettura. In realtà è già stato appurato quanto la grafica sia rilevante nel catturare l’attenzione dello studente e stimolarne la motivazione a proseguire oltre, sollecitandone la percezione e la memoria, oltre ad assisterlo nello sviluppo di formazioni concettuali e di pensiero significative. Se la grafica è animata e corredata da suoni, la capacità di attrarre l’interesse dell’utente è maggiore: è provato come l’uso del testo unito a quello dell’audio e del video aumenti fortemente sia lo scambio d’informazioni che la costruzione di relazioni, un unione di tecnologie che, però, non deve sovraccaricare di stimoli l’allievo per non causare l’effetto opposto di distrazione.

Sono proprio i tool del web 2.0 che ‘ enfatizzano la partecipazione oltre la presentazione, incoraggiando conversazioni mirate e brevi informazioni (spesso scritte in un gergo meno tecnico, pubblico) piuttosto che pubblicazioni tradizionali e che facilitano esplorazioni, sperimentazioni innovative e aggiustamenti significativi che spesso formano le basi di una ben situata comprensione emergente dall’azione, non dalla passività … un apprendimento basato sulla passione ’. Tra i tool utilizzabili più efficacemente nella formazione online ci sono i già descritti wiki, blog e Twitter (vedi par. 1.1). I siti web wiki sono indicati per un’attività di brainstorming. Possono essere usati come mezzo per diffondere note sulle letture di classe o informazioni sul corso, come semplice forma testuale, in PowerPoint o con l’aggiunta di componenti audio e video: gli studenti partecipano aggiungendo i loro commenti o note, creando una discussione su un dato argomento, modificando le informazioni dell’insegnante se ritenuto opportuno. Se usato come risorsa per gli esami di classe può creare un’alta motivazione nel lavoro di gruppo nell’obiettivo comune di assicurare la correttezza e l’accuratezza di ciò che viene sviluppato e diffuso tramite il sito web. Twitter può essere usato per agevolare i dibattiti, per porre domande all’insegnante o ai propri compagni e per ottenere feedback. Con Twitter gli studenti possono condividere le informazioni facilmente e in maniera informale, ma può essere un ottimo mezzo per contribuire con link e risorse esterne alla classe. I blog sono efficaci per condividere il proprio sapere in ogni campo specifico e dibattere su un determinato soggetto di studio, una discussione permanentemente a disposizione dei suoi utenti, a differenza di come accade su Twitter. I blog pubblici ideati per specifici argomenti possono essere facilmente seguiti tramite i loro RSS in Moodle. Inoltre i blog possono essere usati anche per assegnare e presentare i propri compiti. La tecnologia VoIP è molto sfruttata, oltre che in programmi quali Skype anche nelle forme di conferenze via web: queste ultime hanno il vantaggio di fare uso delle cosiddette whiteboard, lavagne interattive con caratteristiche che simulano quelle reali e utilizzabili dall’insegnante e i suoi discenti per creare, manipolare, rivedere e aggiornare in tempo reale il materiale che si sta analizzando, salvabile per eventuali future presentazioni e per attività di brainstorming. Abbiamo già parlato dei benefici del mondo virtuale, un ambiente flessibile, sicuro e vicino più degli altri a rappresentare un’esperienza percepita come reale, nella quale ‘ proiettare le loro personali caratteristiche nella comunità, quindi presentando se stessi agli altri partecipanti come persone vere ’, un’esperienza che, poiché filtrata dallo schermo, permette errori senza conseguenze spiacevoli. Anche il gioco in formato digitale è usato nell’educazione online. I benefici del gioco, come il feedback immediato, le gratificazioni ricorrenti e il mantenimento prolungato dell’attenzione come conseguenza del divertimento, sono già conosciuti e ampiamente sfruttati in didattica: internet rende più complessi e accurati i giochi tradizionali, adattandoli ai livelli degli studenti e agli obiettivi da raggiungere.

Per concludere, ‘ le tecnologie per l’apprendimento a distanza creano un cambiamento maggiore nel modo in cui è tenuta l’istruzione. Esse richiedono nuove abilità sia agli istruttori che agli studenti. Spostano l’esperienza formativa dalla modalità centrata sull’insegnante alla modalità centrata sull’apprendente. Gli istruttori divengono più facilitatori, intermediari tra gli studenti e le risorse di cui hanno bisogno per il proprio studio indipendente’. L’apprendimento online è stato sperimentato già da molte università ed istituti: dalle piattaforme Moodle all’uso di mondi virtuali quali Second Life ad esempio, con risultati che parlano di una buona parte degli studenti soddisfatta della propria esperienza. Imparare e saper utilizzare il linguaggio tecnologico ai giorni nostri è necessario, ormai ‘ essere abili a leggere libri non è abbastanza per andar bene nella società; i cittadini “operativi” devono anche essere abili a leggere i nuovi media, capire ed imparare dai programmi d’apprendimento interattivi e adattarli a nuove modalità di comunicazione’. Nell’ambito formativo questa percezione è sempre maggiore, nella consapevolezza che l’uso della tecnologia è il mezzo e non il fine per migliorare l’esperienza d’apprendimento dei discenti e per favorirne l’autonomia cognitiva tramite un clima interattivo e stimolante, uno strumento che come tale va adeguatamente acquisito e impiegato.

Capitolo 2GLI APPRENDENTI DI ORIGINE CINESE E L’ITALIANO

2.1. Lo studente cinese

‘Io trasmetto e non creo, credo negli Antichi e li amo’. La filosofia del maestro Confucio è ancora oggi alla base della politica cinese, volta alla conservazione e continuità della tradizione, ottenuta alimentando l’amore incondizionato per la patria, l’ordine morale e l’armonia tra la collettività. Questa politica fortemente accentratrice è facilmente spiegabile se si considera la lunghissima storia di un paese con una tale vastità di territorio e popolazione: non stupisce che i principi morali, politici e civili sui quali poggia costituiscano le fondamenta dell’educazione scolastica e, appunto, vengano ritenuti l’aspetto più importante dell’istruzione da veicolare tramite programmi didattici.

Gli studenti in Cina crescono con i valori confuciani della modestia, dell’ordine e dell’altruismo, tutti volti alla non prevaricazione individualistica e al mantenimento della coesione della comunità, nei confronti della quale si ha dunque uno spiccato senso del dovere, sia essa intesa come ‘famiglia’, ‘scuola’, ‘azienda’ oppure ‘Stato’. Ho potuto constatare personalmente, nella mia seppur breve esperienza lavorativa, quanto ciò corrisponda a realtà. Si rifletteva soprattutto nella capacità organizzativa degli alunni durante le esercitazioni di gruppo, momenti nei quali la mia richiesta di collaborazione tra compagni era quasi inutile per la facilità, la naturalezza con la quale gli studenti si riunivano e si aiutavano reciprocamente: svolgere una seria attività di cooperative learning con loro sarebbe stato un compito estremamente semplice. L’ordine tenuto in classe durante la lezione è un’altra caratteristica peculiare cinese, anche se non tutti gli insegnanti italiani con i quali ho avuto modo di parlare sarebbero pronti a giurarlo: ovviamente questo dipende anche dall’età, dal tipo di apprendimento (guidato o meno) o dal numero di studenti presenti. Se è pur vero che il popolo cinese è piuttosto famoso per l’atteggiamento caotico con il quale è solito condurre una comunicazione verbale nella quotidianità, il comportamento tenuto a scuola è generalmente di grande compostezza e di rispetto nei confronti dell’insegnante. Ciò è dovuto all’importanza che nel confucianesimo detiene la gerarchia così come la figura del ‘maestro’, un insegnante nella descrizione più tradizionale del termine, ‘trasmettitore di sapere’, norme e valori da ascoltare in religioso silenzio.

Nella scuola cinese l’apprendimento viene visto soprattutto come un processo di ricezione. La memorizzazione meccanica e l’emulazione ritenute valide dai docenti orientali sono considerate un ostacolo per molti insegnanti italiani, che lamentano la scarsa elasticità degli studenti cinesi nelle discipline richiedenti l’uso di espressività, come ad esempio nello studio delle lingue. In effetti, i risultati migliori vengono ottenuti nelle materie logico-matematiche, per le quali è prevista la memorizzazione, l’osservazione, la ripetitività, l’applicazione di una regola, l’ordine ‘mentale’ insomma: non è un caso che in Cina sia considerata intelligente una persona che sappia fare i calcoli più che parlare bene e che ‘ le autorità scolastiche statunitensi stanno importando dalla Cina programmi di studio e i metodi d’insegnamento’ per le materie scientifiche. Questo è causato anche dalle diverse caratteristiche cognitive, naturalmente riconoscibili nelle linguistiche, del cinese, come vedremo nel successivo paragrafo. Dove lo studente cinese eccelle è proprio nell’accuratezza, nell’impegno, nella costanza dello studio: ‘ Apprende in maniera razionale ed organizzata; Non amano avere momenti vuoti d’attività; L’impegno è costante e i tempi di attenzione sono lunghissimi; Lavorano moltissimo a casa e a scuola ’ sono tra i giudizi usati di frequente da docenti facilitatori per descrivere il citato apprendente. La sottoscritta non può fare a meno di sottolineare che i suddetti punti di forza risultano essere estremamente utili nell’acquisizione veloce del vocabolario, così come delle regole grammaticali che, se in apparenza imparate mnemonicamente (e non sempre tramite una forte ripetizione), in realtà nella maggior parte dei casi risultano essere interiorizzate, comprese correttamente.

La produzione orale è quella che in effetti risente di più di questa modalità d’apprendimento, che appare come scarsa propensione o abilità nella comunicazione creativa, interpersonale, proprio a causa delle differenti regole sociali della comunicazione, verbale e non, che entrano in gioco quando si ha a che fare con una classe di studenti cinesi. La cultura collettivista cinese non apprezza chi non sa gestire il proprio spazio nel rispetto dell’altro: prendere spesso la parola può essere visto come desiderio di predominio e la voglia di emergere dal gruppo diventa una minaccia all’armonia, all’equilibrio, all’equità dello stesso. Aspetto più importante, come già accennato, l’importanza della gerarchia. Dal punto di vista del Confucianesimo, il maggior rispetto va al più anziano, colui che ha diritto alla prima ed ultima parola, che non può essere interrotto o non ascoltato fino alla conclusione di un discorso e così via. In presenza di un insegnante, dunque, lo studente cinese segue le regole di condotta consone a quel tipo di relazione sociale e se il docente non ne ha un minimo di conoscenza cade facilmente in errore, fraintendendo le motivazioni di un determinato comportamento. Ricordo che in Cina i miei studenti nelle prime settimane di lezione (universitari dai 18 ai 25 anni) non alzavano mai le mani per prendere la parola o chiedere un chiarimento, alla domanda ‘avete capito?’ la risposta che ne seguiva, puntualmente, era un cenno di si con la testa accompagnato da un sorriso. Peccato che gli esercizi poi risultassero spesso sbagliati. Si trattava infatti di un atteggiamento di riguardo, una necessaria dimostrazione di rispetto, a cui pare tengano moltissimo gli insegnanti cinesi e che si ripercuote sul rendimento scolastico in generale, in positivo e in negativo. Come bene descritto dal docente Paolo Balboni in un’intervista: ‘ Per esempio, i cinesi … devono sempre mostrare rispetto, e per questo non dicono mai di no. Allora quelli che andavano a commerciare in Cina … si trovavano di fronte a persone che gli facevano un sorriso. Un sorriso stando zitti per loro vuol dire no …; e gli chiedeva poi: “Hai capito?”. Ma il cinese non può dire di no a una persona di una certa età, perché sarebbe come dirgli: “Tu non sei stato in grado di spiegarmi …” e quindi ti dice di si ’.

Da quanto ascoltato dai miei alunni e da altri studenti e docenti occidentali, la lezione in una tipica classe cinese, non solo a livello universitario, sembra che in genere si svolga così: l’insegnante può dire o fare qualsiasi cosa e l’alunno non deve che assentire in silenzio. La nostra distanza culturale può quindi essere d’ostacolo per una corretta interpretazione delle diverse modalità comunicative dell’apprendente cinese. Riprendendo l’intervista a Balboni: ‘ Nelle scuole italiane tutti gli insegnanti dicono che i bambini cinesi sono distratti, abulici, cioè non mostrano nessuna emozione, non hanno voglia di fare niente, non prendono mai iniziative, non fanno mai una domanda, sono degli oggetti. Il fatto è che nella cultura cinese il piccolo è quello che di fronte agli adulti deve stare zitto, non deve mai mostrare sulla faccia quello che prova. Quindi, mentre i nostri bambini stanno male, tu li vedi in faccia che incominciano ad essere tristi, il bambino cinese regge finché può, quando non può ovviamente è distrutto … ’. Se infatti alcuni docenti vedono questi atteggiamenti come l’espressione di pudore, compostezza, autocontrollo o grazia, altri li decifrano come segnali di chiusura e rigidità: ‘ mantengono la distanza e la pretendono … vi è il rifiuto protratto nel tempo di incrociare gli sguardi ’. Lo sguardo è molto importante nella comunicazione non verbale, non fissare direttamente negli occhi il proprio interlocutore è segno di rispetto e obbedienza, oltre che indizio di attenzione (nelle relazioni tra pari la questione cambia).

La comunicazione in Cina, per tirare le somme, è più indiretta che da noi. Anche la gestione del silenzio, che per un cinese è fondamentale, è differente: non è solo un gesto d’umiltà, ma è pure un segno di armonia con l’ambiente circostante, riconducibile al ‘vuoto’ della filosofia taoista. Lo stesso principio vale per il mantenimento di una certa distanza fisica, come ci descrive una studentessa italiana che è in Cina per studio: ‘ La Cina è il regno di toccarsi al minimo … Noi adolescenti in Italia, quando ci incontriamo, ci baciamo, ci abbracciamo, ci diamo le pacche sulle spalle ’. Poi aggiunge: ‘ Gli studenti si preoccupano solo dello studio, non fanno altro … A scuola hai una vita prosciugata dalle emozioni, tutta concentrata sugli esiti degli esami e sulla carriera … ’. Quest’ultimo punto è fondamentale per poter comprendere appieno il comportamento del discente cinese in classe e l’alto impegno profuso in ambito scolastico. Così come in altri aspetti, pure in questo frangente ha il suo peso il confucianesimo e il sistema degli esami ad esso connesso, che vede nello studio un mezzo di elevazione morale della persona. Un ottimo curriculum scolastico non è solo auspicato dalla cultura confuciana, ma è incentivato pure dalla crescente industrializzazione della Cina, che per rendersi competitiva ha bisogno di personale adeguatamente formato. Lo studente cinese sente un grande peso gravare sulle sue spalle, un senso del dovere nei confronti della società assorbito nel posto in cui ha passato la maggior parte della propria vita, cioè tra le mura scolastiche: ha il dovere di primeggiare nello studio per non far ‘perdere la faccia’ al proprio paese e alla propria famiglia. La prospettiva di condizioni di vita migliori, spesso associate alla ‘modernità’, cioè all’agiatezza che teoricamente offre lo stile di vita occidentale, completano il quadro. Ne deriva uno stress piuttosto alto per lo studente cinese, che spesso studia proprio nell’ansia di evitare una delusione a chi conta sul suo successo.

2.2. Lo studio dell’italiano

Un alunno cinese che si avvicina allo studio dell’italiano si trova di fronte a un sistema linguistico profondamente distante dal proprio, sotto molti punti di vista. Evidente già nella grande diversità culturale, la lontananza tra le due lingue balza subito agli occhi al solo scorrere di un testo cinese. In effetti, il sistema di scrittura è la chiave per capire una delle lingue più antiche al mondo che, proprio perché basata su caratteri codificati a prescindere dalla loro componente fonologica, non si è modificata nel tempo: in Cina sono presenti da sempre un grandissimo numero di dialetti, talmente diversi sul piano fonologico da non permettere la mutua comprensione tra parlanti di differente provenienza regionale se non grazie all’unica lettura che tutte queste varianti orali fanno della stessa lingua scritta. Oggigiorno la comunicazione non trova grandi ostacoli, ogni cittadino cinese con istruzione superiore parla correntemente il putonghua 普通话 o ‘lingua comune’, essendo quest’ultima il linguaggio dell’educazione scolastica: scelto come lingua ufficiale dalla Repubblica Popolare Cinese, il dialetto pechinese (il cosiddetto ‘mandarino’ della varietà settentrionale) è usato dai media e ormai largamente conosciuto dalla maggioranza della popolazione.

Appartenente al gruppo sinitico delle lingue sino-tibetane, la lingua cinese si compone di caratteri monosillabici detti hanzi 汉字o più semplicemente zi 字, i quali, poiché non direttamente collegabili alla propria lettura fonetica, vengono caratterizzati da grande rilevanza e versatilità. Erroneamente definiti ideogrammi, sono in realtà unità grafematiche che assommano in sé allo stesso tempo i tre caratteri distinti dell’entità iconica, dell’unità sillabica e dell’unità semantica: ogni singolo carattere al suo interno presenta un rapporto di uno-a-uno tra una minima unità di suono ed una minima unità di significato, ovvero tra morfo e morfema. La sequenza che queste unità grafematiche andranno a costituire godrà dunque di un basso indice di ‘opacità semantica’, al contrario di come accade per le lingue alfabetiche. Proprio a causa della sua natura isolante, il cinese possiede una morfologia molto povera, di tipo agglutinante quando presente, per cui la funzione di quest’ultima viene compensata con mezzi sintattici o lessicali e pragmatici. La capacità del carattere di veicolare un forte ‘peso’ semantico ha delle implicazioni sulla produzione di una frase, di un testo che ‘ prevede la codificazione di informazioni articolate in forma rigorosamente logico-sequenziale e, sul piano cognitivo, le singole fasi sottese alla organizzazione del testo risultano espresse “iconicamente” nella sequenza degli ideogrammi’: oltre alla quasi totale assenza di marche morfologiche, l’ordine rigido delle parole si rende necessario poiché il maggior numero dei caratteri, come nomi, aggettivi, avverbi e verbi, ha significato lessicale e non grammaticale. Quest’ultima particolarità induce il discente cinese ad associare la nozione di ‘morfema’ alla nostra definizione di ‘parola’.

La corrispondenza tra carattere e sillaba potrebbe far pensare che la parola cinese sia monosillabica. In verità non sono le parole composte da un singolo carattere a rappresentare la maggior parte del lessico, ma quelle bisillabiche. La confusione è data appunto dal fatto che ogni parola cinese è scomponibile nei suoi costituenti senza che questi perdano di significato, che risultino vuoti. Proprietà percettibile anche visivamente dato che la dimensione dei grafemi cinesi è la stessa per tutti e così pure lo spazio che li separa, oltre al fatto che le parole non vengono distinte neppure da segni grafici di separazione: identificare con esattezza quando un morfema ricorra autonomamente e quando debba unirsi ad un altro per formare una parola polisillabica è un’operazione complessa per uno studente che abbia il cinese come propria L1. Per molti apprendenti cinesi, soprattutto coloro che non hanno familiarità con il pinyin, è difficile comprendere l’uso dello spazio nella nostra scrittura e come risultato può capitare che vengano uniti due vocaboli o ne venga segmentato uno senza alcun motivo. La difficoltà aumenta pure per l’esistenza della variante grafica del corsivo che è sconosciuta alla lingua cinese, poiché una diversa scrittura del carattere, anche minima, comporta un diverso significato dello stesso a causa della rigida successione e della specifica direzione con cui vengono realizzati i tratti di cui è composto. Durante le prime lezioni ai miei studenti (ripeto: studenti universitari in Cina) ricordo di aver dovuto chiarire proprio questo punto, poiché in tanti pensavano venisse attribuito un valore diverso ad una stessa parola solo per la diversa grandezza nella scrittura, senza avere bene chiaro in mente poi in cosa consistesse questa differenza.

L’uso corretto delle maiuscole è quello che più necessita di tempo per essere interiorizzato. Guardando dei compiti svolti a qualche mese di distanza posso dire che se la correttezza nell’uso per molti studenti migliora notevolmente, per molti altri il problema non è affatto risolto: a volte ad un punto segue una minuscola, ma capita pure che ad una virgola segua una maiuscola, ad esempio. Per il resto, posizionare i segni d’interpunzione in maniera adeguata non è un’operazione complessa per un cinese visto che la punteggiatura della lingua madre è in molti casi simile alla nostra (nell’utilizzo della virgola, punto, punto e virgola, punto esclamativo, punto interrogativo, due punti e virgolette). Da notare però che in cinese la virgola può separare il soggetto dal predicato e il verbo dal suo oggetto e che i punti interrogativo e esclamativo sono un ‘surplus’, ovvero il tono interrogativo o esclamativo della frase è perfettamente deducibile dalla struttura della stessa, per l’aggiunga di particelle apposite o per una determinata disposizione di altri elementi, senza che questi segni si rendano necessari alla comprensione: nei suddetti compiti si nota l’assenza di questi segni, forse perché nel tentativo di scrivere correttamente si dimentica quello che si ritiene più superficiale o inutile. Frequente è pure la riduzione delle doppie a causa dell’inesistenza delle stesse nella lingua cinese, dove un carattere quando raddoppiato può assumere un significato più specifico o diverso: un cinese non capisce la logica nell’uso delle due identiche consonanti che si susseguono, anche se può capitare che per effetto contrario venga aggiunta una consonante dove non richiesto.

Gli errori riguardanti le doppie sono dovuti anche a questioni di natura fonetica. La lingua cinese infatti non prevede nessi consonantici ed inoltre ha un sistema vocalico più ricco dell’italiano. Il cinese è una lingua tonale. Il tono è una variazione nell’altezza di un suono linguistico che ha valore distintivo tanto quanto un fonema in italiano: il putonghua 普通话assegna quattro tipi di tono ad una sillaba, più la forma atona in alcuni casi, per cui ad ogni cambiamento della pronuncia il carattere assumerà un significato diverso, anzi, significati diversi. La sillaba può essere costituita da un solo nucleo vocalico, può avere una consonante semplice in attacco e in coda può avere solo consonanti nasali. Nella lingua cinese esistono solo 21 iniziali e 35 finali che non possono combinarsi liberamente: in totale le sillabe sono solo 405. Questa lontananza fonologica costituisce un problema nel momento in cui si devono apprendere le combinazioni consonantiche e le strutture sillabiche articolate di un sistema fonologico come quello dell’italiano. In aggiunta il cinese non possiede distinzioni di lunghezza e di sonorità, ma solo opposizioni tra occlusive sorde (la lingua cinese non ha occlusive sonore), distinte per la presenza o meno d'aspirazione. In un testo scritto, l’omologazione dei fonemi /p/ e /b/, /t/ e /d/, /g/ e /c/, del discente cinese è appunto una conseguenza dell’ascolto indistinto delle coppie di fonemi e si ha bisogno di costanti esercitazioni per superare l’ostacolo. Se paragonato alla lettura, un dettato non dà mai buoni risultati (a meno che non si tratti di vocaboli conosciuti e dunque ben fissati grammaticalmente): la ricezione orale risulta sempre molto difficoltosa rispetto alle altre abilità. Per esperienza personale, anche l’uso della fricativa glottidale sorda ‘h’ nei digrammi ‘ch’ e ‘gh’ è di difficile memorizzazione, la produzione sia scritta che orale dei discenti cinesi non li distingue dai rispettivi suoni dolci ‘c’ e ‘g’. Un altro scoglio, duro da superare, è rappresentato dalla mancata distinzione tra le lettere ‘r’ ed ‘l’. La ‘r’ è presente nell’alfabeto cinese, ma è realizzata in maniera diversa dalla nostra (è una polivibrante retroflessa). Oltre ai problemi nella riproduzione orale, l’equiparazione tra le due ricorre nella produzione scritta, dove lo studente cinese spesso è portato ad invertirle all’interno di una parola, ‘loro’ che diventa ‘rolo’, ‘ così ad esempio il verbo “legare” si trasforma in “regare” e per omofonia nella mente dell’allievo in “regalare”. Questo processo mentale è molto frequente e conduce a tutta una serie di scambi lessicali’. Un costante ascolto è d’obbligo non solo per imparare singoli suoni, ma pure per apprendere le differenti modalità d’intonazione di una frase, che nella lingua cinese serve ad enfatizzare una parte del discorso o dare una certa sfumatura alla frase più che a sottolinearne la finalità interrogativa, dichiarativa o enfatica.

Per un discente cinese non è un compito facile acquisire il vocabolario di una lingua a scrittura fonografica quale l’italiano: apprendere parole composte da elementi grafici privi di valore semantico autonomo significa sottoporsi a un grande sforzo mnemonico, il tutto complicato dalla morfologia flessiva presente. Come abbiamo detto, il cinese appartiene alla categoria delle lingue dalla morfologia isolante, per cui la parola non racchiude elementi che possano identificarla come nome, aggettivo o verbo e spesso uno stesso termine può coprire più categorie. Molti dei nomi composti da due sillabe possono avere valore verbale, mentre gli aggettivi hanno potere di costruire predicato senza l’ausilio della copula e possono ricevere marche verbali, infatti vengono negati allo stesso modo dei verbi e non come i nomi. Questo spiega l’assenza frequente del verbo essere quando precede l’aggettivo: ‘la mia casa [ è ] bella’, ‘mie sorelle [ sono ] simpatiche’. Le ambiguità interpretative sono quindi risolte tutte tramite il contesto sintattico, come detto in precedenza. Il verbo cinese ha solo la forma di citazione, che non consente distinzioni di persona, numero, modo e tempo (quest’ultimo aspetto è indicato da nomi o avverbi). Anche il nome cinese non ha genere né numero, con l’eccezione dei pronomi personali marcati per il numero e anche per il genere nel caso della terza persona singolare e per i nomi ‘naturalmente’ definiti come femminili o maschili (donna e uomo, ad esempio). L’interiorizzazione della flessione in italiano risulta particolarmente complessa. In effetti l’apprendimento dell’italiano da parte di un discente cinese ‘ non consiste solo in un apprendimento di superficie di certe flessioni … Occorre un’attività di elaborazione di categorie che si colloca a qualche livello pregrammaticale, che è cognitiva e semantica, prima ancora che linguistica … l’apprendente cinese deve capire che non è in gioco una semplice variazione delle parole, ma che con queste variazioni sono trasmesse informazioni sulla categoria della grammatica. Occorre dunque imparare le forme appropriate per esprimere le categorie semantico-cognitive ’.

Un discente cinese sembra trovare con i referenti inanimati l’ostacolo più grande nell’assegnazione del genere al nome. In effetti, in italiano l’attribuzione ‘femminile’ e ‘maschile’ è arbitraria, inoltre rimane coperta nei nomi terminanti per -e: il risultato è una sovraestensione della terminazione in –a, causata dalla maggiore salienza uditiva di quest’ultima. Al contrario, la distinzione di genere dei pronomi è appresa facilmente poiché basata semanticamente sul sesso del referente. Nell’assegnazione del numero al nome molti errori hanno origine a causa dell’uso dei quantificatori, o numerali, nella lingua cinese: poiché non modificabile da un numero in maniera diretta, il nome deve essere preceduto da un quantificatore adatto alla propria tipologia (ce ne sono per libri, oggetti lunghi, oggetti piatti, persone, e così via) che ne determini la quantità. In alcune produzioni dei miei studenti, compiti svolti dopo due mesi di studio, si nota che il plurale è generalmente accordato in maniera corretta quando preceduto da un articolo o un dimostrativo, mentre di frequente avviene transfer linguistico in presenza del numero: ‘le sedie’, ma ‘le due sedia’ o ‘i cinque cuscino’, ‘due vasca da bagno’, anche se l’articolo rimane in realtà accordato correttamente. Il quantificatore è spesso associato all’articolo, elemento grammaticale assente nella lingua cinese, proprio perché ricorrente prima del nome ed in effetti il discente cinese è impegnato a posizionare correttamente l’articolo più che preoccuparsi della compatibilità tra questo ed altri elementi: poiché in cinese anche l’aggettivo dimostrativo ha bisogno del quantificatore per modificare un nome, lo studente finisce per produrre frasi come ‘questa la casa’ in italiano. Anzi, accade spesso che l’aggettivo determinativo non venga accordato e usato indistintamente nella forma singolare maschile. La difficoltà di apprendimento degli articoli determinativi ed indeterminativi risiede proprio nell’assenza concettuale degli stessi nella mente del discente cinese: non è facile per un insegnante instillare un elemento del quale un apprendente non ha cognizione, né per uno studente creare dal nulla, interiorizzare un’idea della quale non conosce, anzi, non ne capisce la funzione. Per un corretto apprendimento può essere utile sfruttare la posizione all’interno della frase dei referenti definiti in cinese, posti sempre prima del verbo, per un confronto con l’articolo italiano, ma la contestualizzazione sembra essere il metodo più efficace nell’insegnamento dello stesso. Ribadisco: purtroppo non è un’operazione facile e anche nei casi nei quali l’apprendimento è stato facilitato dalla conoscenza della lingua inglese, il corretto uso dell’articolo deriva da un lavoro di pura memorizzazione, ovvero un’acquisizione semanticamente vuota dell’elemento grammaticale. La confusione nel marcare i nomi non trova riscontro nella mia esperienza, se non raramente, nell’assegnazione del genere e numero agli aggettivi, che appaiono accordati correttamente in tempi brevi. I possessivi in cinese non esistono, il possesso è indicato dai pronomi personali seguiti dalla particella de 的. Anche qui i discenti cinesi trovano difficoltà, omettendo spesso pure l’articolo determinativo che li precede (è anche vero che l’uso dell’aggettivo possessivo singolare con i nomi di parentela non aiuta): ‘per miei genitori’, ‘Io amo mia casa’.

La coniugazione dei verbi risulta essere altrettanto problematica e a volte non è che il risultato di una memorizzazione acritica delle variazioni nella morfologia: come detto, il verbo cinese è invariabile, conosce solo la forma di citazione e l’indicazione temporale è affidata ad elementi lessicali. Il discente cinese per transfer affida agli indicatori di tempo il compito di posizionare un evento nel tempo, sovraestendendo l’uso del presente all’imperfetto, al passato prossimo e al futuro. La poca sensibilità per la distinzione tra forme finite e non finite porta il discente, nelle prime fasi dello sviluppo della propria interlingua, ad usare l’infinito come verbo principale o ad affidarsi ad una ‘forma base’, di frequente coincidente con la 3° persona singolare dell’indicativo presente dei verbi della prima coniugazione (mangia, gioca), che ‘ designa il contenuto lessicale del verbo ed è priva di morfologia funzionale, dunque è simile in un certo senso ad un verbo cinese ’. La nozione di ‘perfettivo’ è invece presente nella coscienza linguistica dello studente cinese e, poiché indipendente dalla collocazione temporale, la lingua cinese utilizza una stessa forma verbale per il passato o il futuro per descrivere il valore di azione compiuta. Questo è il motivo per cui il discente cinese usa come prime forme verbali il participio passato per descrivere l’aspetto perfettivo e l’indicativo o l’infinito per le altre forme: ‘io ascoltato tutta la canzone’, ‘io domani va all’ufficio postale’. Particolare è l’uso del verbo you 有, il quale prende sia il significato di ‘avere’, quando il verbo è preceduto da un soggetto animato, che di ‘esserci’, quando invece alla sua sinistra si ha un gruppo nominale locativo, struttura che il discente mantiene nel produrre la L2, appunto: ‘Io ho due cugini’, ma ‘nel soggiorno ha un divano’, ‘lo studio ha molti libri’.

Un confronto tra i parametri sintattici di base delle due lingue è necessario per completarne l’analisi, in particolare l’ordine dei costituenti sintattici. L’italiano ha un ordine basico di Soggetto-Verbo-Oggetto, mentre, benché si tratti anche qui di una lingua a prevalente ordine SVO, il cinese mostra tratti tipici delle lingue SOV, costruendo la frase a sinistra e disponendo i costituenti dei sintagmi in maniera spesso speculare all’italiano: i modificatori del nome sono sempre alla sua sinistra, gli avverbi e i sintagmi preposizionali, preposizioni seguite da un elemento locativo, precedono il verbo, la frase subordinata precede quella principale. Ecco spiegate frasi come ‘lui ancora dormire’ o ‘il bianco cavallo è di Anna’. Per ovviare ad uno scorretto posizionamento dell’aggettivo in italiano, che effettivamente può ricorrere pure a sinistra del nome, è importante presentare solo la costruzione N-Agg nelle prime fasi di studio, per evitare nel discente la generalizzazione della posizione prenominale dell’aggettivo come nella L1. La subordinazione è problematica per un alunno cinese, risolta spesso con la successione del verbo in forma basica. In particolar modo è la frase relativa a creare difficoltà: in cinese questa rispetta l’ordine relativa-nome ed il punto d’attacco è esclusivamente un nome comune, mai un pronome e, in genere, un nome proprio. Inoltre, c’è da aggiungere che in cinese molte delle nostre frasi non suonano come naturali se composte da una costruzione relativa: anche i miei allievi, sebbene abili nella formulazione di relative, optavano per costruzioni alternative dove possibile. Il transfer tipico dell’apprendente di origine cinese è però quello del tema/rema: in cinese la frase è in realtà una macrostruttura composta da un gruppo nominale posto ad inizio frase, il tema, e da un’altra frase SVO seguente il tema, il rema o ciò che si dice del tema, appunto. Il tema o topic è il punto di partenza della struttura informativa della frase, indipendentemente dalla sua relazione sintattica: come il soggetto anche l’oggetto diretto o indiretto possono essere presenti in testa alla frase. Anche l’italiano non impedisce variazioni sintattiche dell’ordine della frase quando si voglia mettere in risalto una parte dell’enunciato (si possono trovare facilmente frasi OSV, tipiche della varietà neostandard della nostra lingua), però segnala la presenza dell’oggetto con marche sintattiche, al contrario di quanto avviene per la lingua cinese, dove un soggetto può non identificarsi con l’elemento con il quale si accorda il verbo. Una frase può avere un topic e non un soggetto, insomma, una caratteristica che non fa che sottolineare l’essenzialità propria di una lingua che affida quasi completamente al contesto l’efficacia comunicativa.

Capitolo 3 L’ITALIANO COME L2 SU SKYPE E QQ: STUDENTI DI ORIGINE CINESE

3.1. Lezioni tramite Skype e QQ: alcune particolarità ed espedienti

Abbiamo già accennato al Voice over IP o VoIP, ‘voce tramite protocollo internet’ (vedi par. 1.1), ovvero alla tecnologia che permette di sfruttare la connessione internet per fare telefonate a lunga distanza. Skype è tra le più grandi compagnie ad offrire il VoIP: presentato nel luglio del 2004, è un programma gratuito dal semplice download e un ottimo mezzo di comunicazione sia vocale che scritto, del quale si può usufruire ovunque. Disponibile in ventisette lingue diverse, ha un livello di crescita tale da aver oscurato quella di giganti del web come Yahoo! e AOL. Skype si installa e si usa facilmente, oltre che velocemente: si deve solo creare un nome e una password per potersi registrare, senza il bisogno di rilasciare informazioni personali. Avviare una videochiamata è semplice, basta un doppio click sul nome del contatto con il quale si desidera parlare e ‘la cornetta’ comincerà a squillare. I contatti verranno aggiunti alla propria lista tramite una semplice richiesta e una conferma da parte dell’ user che ha ricevuto l’invito. Un utente al suo ingresso su Skype può scegliere uno ‘stato’ differente, ovvero di segnalare visivamente se è disponibile o meno a chattare, presente ma impegnato in altro, lontano dal computer oppure decidere di rimanere invisibile alla sua lista di contatti o, ancora, permettere di inoltrare le chiamate sul telefonino, in caso abbia installato il programma su quest’ultimo. Skype è conveniente anche perché, oltre ad offrire sia la videochiamata che la messaggistica istantanea, permette di avviare una ‘conferenza’, una conversazione con più di un contatto simultaneamente (fino a cinque) e può essere utilizzato in collaborazione con altri web tool, come ad esempio i media disponibili tramite Podcasting, motivi per i quali viene recentemente sfruttato per un apprendimento ‘in tandem’ delle lingue. In Cina viene usato frequentemente in ambito lavorativo come mezzo di contatto con gli stranieri, ma insieme a QQ è anche il programma di riferimento per le scuole di lingue online.

QQ è un programma di messaggistica istantanea che annovera le stesse caratteristiche sopra elencate per Skype: uno dei tool di comunicazione online più usati al mondo, sicuramente il primo in Cina. A differenza di Skype su QQ il login non si effettua con un nickname, ma tramite un numero assegnato automaticamente al momento della sottoscrizione al servizio. QQ è stato sviluppato una decina d’anni fa dalla compagnia Tencent, fondata nel novembre del 1998 e divenuta uno dei portali di servizi in internet più grande e usato della Cina: ‘ al momento, Tencent provvede a servizi Internet, telefonia mobile, telecomunicazione e pubblicità online dal valore aggiunto sotto l’obiettivo strategico di fornire agli utenti “servizi per uno stile di vita online a 360°”. Le principali piattaforme internet di Tencent in Cina - QQ (Messaggistica istantanea QQ), WeChat, QQ.com, QQ Games, QZone, 3g.QQ.com, SoSo, PaiPai e Tenpai - hanno portato insieme la più grande comunità internet della Cina ad incontrare i vari bisogni degli utenti internet incluso la comunicazione, l’informazione, lo svago, l’e-commerce e altro. In data 31 dicembre 2012 gli account attivi degli utenti QQ per il programma di messaggistica istantanea QQ ammontava a 798.2 milioni, mentre il suo picco di utenti in simultanea ha raggiunto i 176.4 milioni. Lo sviluppo di Tencent ha profondamente influenzato il modo con cui centinaia di utenti internet comunicano l’uno con l’altro così come il loro stile di vita ’. Ed è vero, la comunicazione e lo stile di vita del cinese medio hanno subito forti modifiche. Camminando per le strade del paese non si può non ascoltare il continuo suono d’avviso di ricezione di messaggio tipico di QQ, conferma del continuo, ampio utilizzo del programma: in effetti non c’è un cinese, perlomeno fino al sessantesimo anno d’età, che non abbia un account QQ e non esiste un datore di lavoro o una compagnia di qualsiasi genere che non inserisca il proprio account sul proprio biglietto da visita o pagina web. Tutti gli stranieri in territorio cinese conoscono bene il programma e se non al QQ cinese, la registrazione viene effettuata al sempre più diffuso QQ International, piattaforma al momento disponibile in inglese, francese, giapponese, spagnolo, tedesco e coreano.

Skype e QQ, oltre al vantaggio che offrono di mettere in contatto studenti con madrelingua della lingua oggetto d’interesse, presentano altri punti a loro favore, sia perché la conversazione può svolgersi tramite connessione gratuita o ad un piccolo prezzo anche su telefonini, sia perché anche un non nativo digitale o un utente che ha scarsa conoscenza di internet o del computer impara a padroneggiarli piuttosto facilmente ed in poco tempo. Ovviamente, un utente che sa già come destreggiarsi su internet è sicuramente più sicuro di sé quando affronta una lezione online, di certo la possibilità di avere a disposizione un grande appoggio come la rete non può che favorire l’autonomia e lo sviluppo cognitivo di uno studente. Un esempio che mi sovviene al riguardo è quello, frequente, dell’uso dei vari dizionari online di fronte alla pronuncia di un vocabolo dimenticato: un apprendente già avvezzo ad internet non lascia all’insegnante il tempo di replica che ha già trovato traduzioni, sinonimi, contrari e modi d’uso del termine, una ricerca stimolante che può essere sfruttata subito per una indagine approfondita della voce in questione. Ad ogni modo, Skype e QQ non sono esenti dal presentare alcune debolezze. Prima di tutto, poiché ‘ le trasmissioni vocali si muovono in internet tramite piccoli pacchetti, nella stessa maniera delle trasmissioni di dati, le conversazioni possono essere soggette a ritardi. Senza una connessione ad alta velocità la qualità di una telefonata internet può deteriorare interessando la solidità della stessa ’. Purtroppo sono frequenti i problemi di linea quando si contatta la Cina. Anche se il servizio offerto da i due programmi tende a migliorare costantemente è inevitabile subire disagi, che, ahimè, non sono rari: i rumori di sottofondo, il video che si blocca, la connessione che si chiude interrompendo una lettura, discussione o spiegazione comportano la distrazione dello studente ed oltre che annoiarlo l’impaccio può anche innervosirlo. In più c’è il pericolo che le informazioni non ben ‘catturate’ possano andare perse, quindi c’è la necessità di ripeterle appesantendo la lezione e appiattendone il ritmo. Gli studenti cinesi, come già detto, non amano vuoti, pause durante la lezione, né tantomeno un uso non efficace del tempo: ritardare il termine della lezione per permettere l’effettivo uso dei minuti pagati o posticiparne la fine anche solo per riuscire a concluderla come pianificato, pur in assenza di problemi di linea, è, sì, valutato come positivo, ma comporta un imprevisto cambiamento di programma ed una perdita di tempo, per cui è considerato seccante. Anche un semplice download risulta snervante in caso di connessione mediocre, come sfortunatamente accade, specialmente se l’alunno decide di seguire la lezione sul proprio telefonino, per questo è basilare una buona tempistica: inviare con sufficiente anticipo il file o i file (con uno studente già ad un buon livello di comprensione, che possa identificarli con facilità) e nel caso si tratti di un bambino, farlo sempre durante nel mezzo di una conversazione accattivante per poterne catturare l’attenzione ed evitare che si distragga. Non è solo una pessima connessione a distogliere il discente: la possibilità di contattare e di essere contattati durante la lezione dagli altri utenti è alta. Com’è deducibile capita più ai bambini che agli adulti, più motivati dei primi, ed in particolar modo su QQ, dato che in fondo è lo svago la funzione principale del suddetto programma di messaggistica istantanea. Con gli utenti più piccoli è importante tenere alto il livello di attenzione costantemente: il colore, il gioco e un tema stimolante sono il segreto per riuscirci, anche se non è un lavoro così facile. Personalmente, ho analizzato nelle prime lezioni le preferenze di ogni singolo studente, per poi ‘testarle’ negli incontri successivi. A., ad esempio, ama il rosa, i gatti ed ha una passione per il calcio, per cui nelle lezioni ho ritenuto di doverli utilizzare spesso, come vedremo nel prossimo capitolo.

Parlo di bambini o di adulti poiché, sebbene molto diffuso l’insegnamento online, gli utenti che in genere scelgono questo mezzo per fare lezioni d’italiano appartengono a queste due fasce d’età. Nella mia breve esperienza d’insegnante online non è mai capitato di dover tenere lezioni ad adolescenti, ma si può spiegarne facilmente il motivo. Solitamente il cinese che decide di prendere lezioni d’italiano è uno studente universitario o una persona che dopo la laurea deve continuare gli studi in Italia o un bambino spinto dai propri genitori allo studio di una lingua considerata ‘in’. L’italiano è una lingua in voga al momento, non tra le più diffuse, ma l’immagine del nostro paese al momento è positiva in Cina, inoltre la corsa alla ‘modernizzazione’ e la voglia di emergere del paese è un ottimo incentivo allo studio delle lingue straniere. La famiglia cinese riserva una speciale attenzione e una cura a volte maniacale nei riguardi dei propri bambini, fino a poco fa esclusivamente figli unici. Lo studio è organizzato in modo da assicurare loro un futuro di benessere, allo stesso tempo bisogna dire che rappresenta un valore positivo per la famiglia stessa e la sua reputazione (v. nota 10, par. 2.1). Ho notato che i bambini sono quelli che più risentono del bisogno presente in Cina di primeggiare nella competizione con l’Occidente: nella maggior parte dei casi il desiderio di studiare l’italiano non solo appartiene proprio ai genitori del bambino, ma il corso è portato avanti di controvoglia e alla domanda ‘ti piace l’italiano?’ spesso la risposta è negativa. La bambina A., a cui ho accennato prima, studia online il francese, lo spagnolo, il tedesco e l’italiano (oltre ad essere impegnata in tantissime altre attività), ma in realtà è interessata solo allo spagnolo: una scrollata di spalle è stata l’unica replica che sono riuscita ad ottenere al mio interrogativo ‘perché studi l’italiano?’. P. invece ha risposto con un ‘perché è bello’ seguito da un ‘però non mi piace’, significativo direi. Per gli adulti la questione è diversa, anche se il bisogno di emergere e di arrivare ad una posizione lavorativa di prestigio è quasi sempre la molla che fa scattare l’interesse verso una lingua straniera. L’Italia è una meta molto gettonata per lo studio, ma non si limita a chi vuole approfondire gli studi artistici, pure così famosi in Cina: le sempre più frequenti partenze verso il nostro paese sono infatti dovute anche al costante aumento di accordi bilaterali stretti tra le istituzioni delle rispettive nazioni. Lo studente universitario che decide di prendere lezioni d’italiano online non è mai un beginner, lo ha già studiato a scuola e nel novanta percento dei casi ha già raggiunto il livello A2, per cui sceglie di esercitarsi, approfondire o continuare l’apprendimento online. Lo stesso discorso vale per un qualsiasi altro adulto che ha necessità o desiderio di venire in Italia. In genere il livello A2 è molto soddisfacente a livello grammaticale e gli studenti hanno grande abilità nella ricezione e produzione scritta, ma inadeguata a livello orale, dunque è lì che andranno a focalizzarsi le lezioni. Alcuni necessitano di rivedere dettagliatamente le forme grammaticali, altri hanno semplicemente bisogno di un veloce ripasso e di un ampliamento delle lezioni svolte a scuola. Ci sono anche utenti che richiedono di conversare o esercitarsi su un determinato tema, specificato solo all’inizio della lezione: in quel momento il materiale già preparato per precedenti lezioni e una buona dose di elasticità sono fondamentali. Questo lavoro ‘sartoriale’ che l’insegnante fa nel progettare le varie lezioni è significativo della particolarità di questo studio online, il quale offre la possibilità, a differenza di quello in presenza, di seguire un percorso di studio progettato appositamente per le singole esigenze (comprese le disponibilità economiche) e capacità di ogni studente.

Una considerazione va fatta sull’uso dell’inglese, poiché riguarda entrambe le tipologie di apprendenti. Saper padroneggiare bene l’inglese è ritenuto importante in Cina e conoscerlo è una nota di merito in qualsiasi ambito: non c’è studente cinese che approcci ad una lingua straniera che non lo parli bene, avendolo appreso a scuola nella maggior parte dei casi da madrelingua. Il livello minimo raggiunto è un A2, ma, a dire il vero, i miei studenti, sia adulti che bambini, possiedono decisamente le abilità richieste per un B1 e in alcuni casi anche un B2. Da sottolineare, poi, l’idea che hanno i cinesi degli stranieri come tutti, nessuno escluso, competenti nella lingua inglese ad un livello C2, bilingue insomma. In Cina, addirittura, c’era più di qualche adulto convinto che l’italiano fosse una sorta di seconda lingua: ovvio che non si sta parlando di chi studia l’italiano a livello scolastico, ad ogni modo è difficile che non associno istintivamente l’inglese alla persona occidentale. Detto ciò, si spiega la difficoltà che s’incontra nel tentativo di eliminare la lingua inglese come veicolare. Devo dire che una situazione del genere può capitare con i bambini, ma è più frequente con gli adulti, poiché orgogliosi di poter mostrare la propria competenza in materia. Un’altra riflessione, estremamente importante, riguarda il tempo. Prima di tutto, lo studente può scegliere la durata delle lezioni a seconda delle proprie necessità tra quelle di trenta, quarantacinque o sessanta minuti. La preferenza in genere ricade su una certa tipologia solo ed esclusivamente per la disponibilità di tempo libero del discente e non ha altre cause (età, motivazione, eccetera). Personalmente credo che per un bambino una lezione di trenta minuti sia più che sufficiente, è visibile quanto pesantemente cominci a calare l’attenzione allo scattare del trentesimo minuto (lo studente inizia a chattare, usare dei tool di cui QQ è dotato, non riesce più a stare seduto composto e si muove in continuazione, ad esempio). Per un adulto è preferibile quella da sessanta o quarantacinque minuti, anche se, laddove si debba focalizzare l’apprendimento sulla produzione e ricezione orale, trenta minuti sono sufficienti.

Per quanto concerne poi lo scorrere del tempo quando si è online, posso solo riportare una mia costante sensazione, quella che una lezione online passi più in fretta che una in presenza. L’uso del computer e dei suoi tool permette di muoversi velocemente e di avere un rapido impatto a livello sensoriale sul discente (il brainstorming infatti è agevolato online), ma paradossalmente ciò non serve a sfruttare o aumentare il tempo a disposizione, infatti: ‘ l’insegnamento online … evidenzia come gli insegnanti abbiano bisogno di usare di usare il loro tempo diversamente. In un ambiente online l’uso del tempo tende ad essere più flessibile e frammentato, così è una pratica più efficace per gli insegnanti lavorare in piccoli blocchi di tempo … ’ Le lezioni devono essere necessariamente pianificate in maniera differente da quelle in presenza, frammentate appunto il più possibile, specialmente ad inizio corso e soprattutto con i discenti più piccoli. L’attenzione va focalizzata su una piccolissima porzione di grammatica, che deve essere ben analizzata e interiorizzata prima di passare allo studio successivo: ho ritenuto opportuno, ad esempio, dividere in due lezioni la spiegazione della terza coniugazione del verbo quando spiegata ai bambini, soluzione che sembra essere stata efficace. Per il vocabolario si può essere più ‘generosi’, ricordandosi che sovraccaricare eccessivamente l’impegno cognitivo del discente non è mai positivo. Anche qui la regola del +1 conta più che mai, ma bisogna tenere presente che il valore rappresentato da quel +1 è decisamente inferiore a quello di una lezione vis-à-vis e l’aggiunta di informazioni deve essere ben dosata. Se è vero che l’insegnamento è diluito nel tempo è pure un dato di fatto che gli studenti una volta appresa in modo efficace la lezione difficilmente la dimenticano, a parte complicazioni in particolari casi come ad esempio con gli articoli (v. par. 2.2). Un’ultima annotazione: abbiamo visto che online l’impossibilità di usare la maggior parte della gestualità fisica viene sopperita dalla tecnologia, ma ci sono dei segnali che possono essere sfruttati e con successo, ovvero le espressioni del viso e il tono della voce. Questi ultimi possono creare una vicinanza emotiva e creare un ambiente rilassato, ma soprattutto sono il modo migliore per catturare e mantenere l’attenzione, rendendo piacevole e valido l’apprendimento: ho sperimentato che l’esagerazione nella mimica facciale è molto efficace con i bambini, stimolando la memorizzazione di vocaboli accentuati in tal modo, pratica ovviamente controproducente con gli adulti.

In ultima analisi, se si vuole capire l’efficacia di uno studio online sulle lingue svolto in sincrono è utile un accenno all’importanza pedagogica della ‘costruzione di relazioni’ contro ‘lo scambio d’informazioni’ del quale parla Picard e dell’uso dell’audio in sincrono in relazione alla scelta del giusto mix delle altre tecnologie: ‘ Picard vede come contributo chiave dell’audio in sincrono la sua abilità nel promuovere la costruzione dei rapporti. Il bisogno di altre tecnologie … è dipendente dal livello in cui c’è anche un bisogno di scambiare informazioni (per il quale, avverte, l’audio può non essere particolarmente efficace). Nell’analisi di Picard, quando il bisogno di costruzione di relazione e scambio d’informazioni sono entrambi bassi, l’audio da solo può bastare. Quando entrambi i bisogni sono alti, però, audio, video e dati (inclusi i testi) dovrebbero essere tutti presenti. La costruzione di relazioni può essere potenziata con il combinare conferenze audio e video con dati, specialmente testi. (Il testo ha una formidabile capacità di creare relazioni … ma … l’assenza di segnali non verbali, in particolare il linguaggio del corpo, può essere inibente … ). Il video aumenta le probabilità che l’interazione produrrà relazioni, mentre il solo audio è meno capace di promuovere questo risultato ’. La nota positiva di Skype e QQ, dunque, risiede pure nel loro potenziale derivante dall’uso della tecnologia del web 2.0 e dei suoi tool che permettono uno svariato utilizzo dei video, dell’audio e dello scambio di dati, un’operazione che purtroppo con gli studenti cinesi si è rivelata essere un’ardua impresa.

Un ostacolo non di poco conto, infatti, è rappresentato dal cosiddetto blocco dei siti, ovvero il sistema di filtraggio che il governo utilizza nei confronti delle informazioni sensibili e delicate e che non consente di sfruttare al massimo, nel modo più corretto possibile, le potenzialità di internet: il ‘Great firewall’ e la sua politica di censura coinvolge tutto il mondo del world wide web, limitando enormemente la navigazione su siti stranieri. Questo controllo del flusso delle informazioni da parte del Partito Comunista è sempre più complesso, come comprensibile, ma non accenna ad arrestarsi poiché la filosofia dei media si basa ‘ sulle teorie marxiste, secondo cui i mezzi di comunicazione sono un vero e proprio apparato statale, la cui funzione principale e quella di riflettere l’opinione del regime rispetto alle questioni ideologiche. Negli anni ’50 il Partito Comunista Cinese (PCC) assume il pieno controllo su giornali, editoria e stazioni radio, e i media diventano così i suoi “fedeli occhi, orecchie e lingua”… sino al 1976 i mass media erano sostanzialmente focalizzati su obiettivi comunicativi piuttosto che sulla fedele rappresentazione della realtà e soprattutto miravano a costruire un sistema “top-down”, per cui gli ordini impartiti da Pechino raggiungevano progressivamente ogni angolo del paese’. Con le riforme economiche del 1978 di Deng Xiaoping, a seguito dell’entrata in scena della Cina nel mercato globale, il sistema viene ulteriormente perfezionato e complicato nell’ardua ricerca di un equilibrio tra il controllo e la promozione dei media come facilitatori dell’economia di mercato per il progetto della costruzione di una Cina ricca e potente. Sebbene sia un compito difficile, la censura riesce ancora bene nel suo intento, in special modo nelle zone rurali: i social network più famosi o i canali più visitati a livello mondiale non vengono resi accessibili alla popolazione cinese, anche se non si può omettere la presenza di software, diffusi sottobanco, che permettono una navigazione libera, senza limiti. Questi software sono usati dalla maggioranza degli stranieri in Cina, ma pure da un numero consistente di cinesi, soprattutto studenti universitari, come constatato dalla sottoscritta. Il punto è che nessun cinese si permetterebbe mai di usare tali software per un utilizzo ufficiale, infatti nessuno dei miei studenti di fronte alla mia richiesta di un possibile uso del suddetto ha risposto positivamente, anzi, non ha mai confermato di averlo usato o di poterlo fare, negando addirittura, in alcuni casi, di conoscerne l’esistenza. Ovvio che con i bambini la situazione peggiori a causa dell’ulteriore controllo sulla navigazione imposta dai genitori. A volte capita pure che un link che non aveva avuto problemi in precedenza improvvisamente non si apra più.

Le lezioni online, dunque, possono sfruttare non molti siti web e mai nell’assoluta certezza che siano lontani dal subire censura o chissà quale inconveniente. Bisogna tenere in gran conto questo problema se ci si vuole affidare al web 2.0 per rendere più attraente ed efficace l’insegnamento: il modo migliore per non sacrificare, o meglio, per non danneggiare una lezione ben pianificata è quello di avere sempre a disposizione dei sostituti ad hoc che possano compensare il mancato funzionamento dei link che si ha intenzione di usare. Per non essere colta alla sprovvista, la sottoscritta si è servita spesso del conosciuto espediente del copia-incolla tramite l’utilizzo del tasto ‘stamp’ e del salvataggio dei dati su file *.png (programma ‘Paint’), così come sui vari Adobe Reader, Word o Office. Questi sostituti sono stati usati con alta frequenza poiché sono stati molto pochi i siti sempre utilizzabili, come PageFlip-flap e Jigsaw Planet, mentre tra quelli che hanno avuto problemi dopo un primo utilizzo ci sono stati A Web Whiteboard, e bubbl.us, ad esempio. L’ultimo è un sito che permette la creazione e condivisione online di ‘mappe mentali’, diagrammi rappresentanti schemi concettuali, ottimi per guidare attività di brainstorming. A Web Whiteboard offre una lavagna interattiva, con Jigsaw Planet si possono creare dei puzzle da proprie vignette o utilizzare quelle condivise sul sito da altri utenti, mentre con PageFlip-flap si può realizzare un file Adobe Reader da sfogliare online, scaricabile se si desidera. Con grande sorpresa la sezione ‘immagini’ di Google è quasi sempre accessibile (solo agli studenti adulti, però) anche se in maniera limitata: cliccando su un immagine tra la moltitudine di quelle che appaiono, infatti, non è possibile risalire al link nel quale questa è presente. Ad ogni modo, la ricerca delle immagini è stata utile per il brainstorming ad inizio lezione o per mostrare vocaboli difficilmente spiegabili (alcuni, ad esempio, non avevano idea di cosa fosse una mozzarella o la rinomata lasagna, stranamente assente nei libri di italiano sui quali studiavano). Un tool, ahimè, non utilizzabile è stato il famoso Hot Potatoes, il programma che dispone di sei applicazioni differenti per la creazione di esercizi interattivi sotto forma di pagine web, così come sono stati inutilizzabili software simili, creati per sbizzarrirsi con la produzione di quiz: inspiegabilmente i file inviati non si sono mai aperti. Inspiegabilmente perché ciò, in realtà, non dovrebbe avere a che fare con il blocco dei siti. Quasi tutti i siti per la produzione o l’ascolto di file video e audio non scaricabili ma solo condivisibili tramite web, dunque, non sono stati adoperabili. Ovviamente, ogni link è stato precedentemente testato con altri utenti, nello specifico con user locati in Cina e in Italia così come in Russia, Pakistan e Inghilterra. La sperimentazione ha permesso di riscontrare che il problema non aveva a che fare con Skype e QQ, visto che non si presentava nel momento in cui questi programmi venivano usati al di fuori della Cina, appunto.

3.2. Sperimentazioni online di italiano L2

3.2.1. Realizzazione tecnica delle lezioni: i tool più usati

La tecnologia è un grande aiuto nell’ambiente virtuale, pure quando non esprime tutte le potenzialità del web 2.0 risulta efficace nell’agevolarci il lavoro e anche se non agisce con lo stesso impatto rimane una grande risorsa. In effetti, sono davvero molti i tool adatti alla realizzazione delle singole fasi di ogni lezione: il web ne possiede una gamma così ampia e variegata che è impossibile testarli tutti. Per quanto mi riguarda, la scelta è ricaduta principalmente su quelli offerti da una ventina di pagine web, compresi i già citati. Di seguito, un elenco e una breve descrizione dei suddetti, tutti gratuiti tranne quando indicato:

A Web Whiteboard - Lavagna interattiva condivisibile su Facebook, Reddit e Twitter, scaricabile su file PNG. L’uso è limitato alla scrittura tramite cursore (si decide spessore e colore della matita da usare) o con inserimento di un testo tramite tastiera.

TUZZit - Bacheca interattiva per condividere idee con chiunque, in tempo reale, da computer o telefonino. Si possono inserire post-it e adesivi, mappe, foto e video dal web, allegare file o link per poi salvare tutto sul profilo della pagina o tramite e-mail. Si può disporre pure di ‘tele’ o schemi di base già realizzati da altri utenti. Non potendo usare TUZZit interattivamente la schermata è stata sempre salvata come immagine.

padlet - Bacheca interattiva più sofisticata rispetto alla precedente: si può salvare il lavoro come immagine, PDF, Excel e condividerlo anche su Google, Pinterest, Tumblr e Linkedin, tra gli altri. I tool in dotazione sono numerosi: si può scegliere lo sfondo o ricevere notifiche, ad esempio. Bacheca puntualmente copiata come PNG.

Wordle - Generatore di ‘nuvole di parole’, indicato per il brainstorming. Si inserisce il testo, per poi decidere il carattere, la diposizione, il colore del testo, eccetera, che verrà usato per realizzare un’immagine da stampare o salvare, anche su una galleria pubblica.

Tagxedo - Stessa funzione e simili caratteristiche del sito precedente. C’è però una grande scelta per quanto concerne colori, forma e orientamento delle parole. Inoltre passando il cursore sulle parole queste vengono ingrandite e evidenziate da uno sfondo blu. L’immagine può essere condivisa online, così come scaricata.

bubbl.us - Creare ‘mappe mentali’ utilizzabili per il brainstorming. Stampabili e condivisibili, da scaricare come file JPG e PNG o salvare sul proprio profilo del sito.

Text 2 Mind Map - Stessa funzione e simili caratteristiche del sito precedente. Se ne differenzia perché l’immagine su schermo è dinamica, ma l’uso condiviso della mappa è a pagamento. Può essere inviata con e-mail o anche questa salvata come PDF o JPG.

TOONDOO - Permette la creazione di fumetti. I personaggi possono essere scelti tra l’ampia gamma che offre il sito o creati in maniera particolareggiata: ogni personaggio possiede varie espressioni facciali e posture tra cui scegliere. Le strutture della vignetta sono numerose, così come gli sfondi, che possono essere aggiunti alla propria galleria sia dal computer che dal web. Una volta salvato il fumetto, si può creare un libro da condividere online, stampabile o scaricabile da tutti gli utenti come PNG.

Witty Comics - Altro sito per la realizzazione di fumetti. Qui c’è una sufficiente gamma di sfondi e personaggi, dei quali però non si può decidere atteggiamento e espressioni. Le vignette create vengono salvate e condivise da utenti che possono votarle. Usato anche qui il tasto ‘stamp’ del computer per il salvataggio del lavoro.

Write Comics - Ancora vignette: i personaggi e gli sfondi disponibili sono inferiori ai siti precedenti, inoltre il lavoro può essere aperto tramite un altro link, ma non salvato o scaricato. Di nuovo il copia-incolla si è reso l’unica soluzione possibile.

Make Beliefs Comix - Ulteriore possibilità di creare fumetti. I personaggi sono per lo più ‘bizzarri’ (come coccodrilli in giacca e cravatta), possono assumere ognuno quattro pose diverse e sono quasi tutti in bianco e nero. Anche gli sfondi lo sono, tranne quelli composti da un unico colore. Si può stampare il lavoro o salvarlo inviandolo per e-mail. Si possono pure consultare delle vignette ed e-book, questi gratuitamente scaricabili su documento PDF a differenza del proprio lavoro.

Fodey.com - Il sito permette di generare vignette animate con animali o testi interrativi composti a scelta da un mago o un ninja. Inoltre è possibile inserire scritte su un pacchetto di sigarette o un ciak o creare una pagina di giornale. Il download è possibile per immagini e video, per questi ultimi però visualizzabile solo su internet. Ogni documento è condivisibile su Facebook, Twitter e Google.

TOOLS FOR EDUCATORS - Sito che offre tool per la creazione di giochi ed esercizi stampabili. I lavori realizzati sono stati salvati tramite copia-incolla.

Page Flip-flap - Permette di creare da PDF un altro file con la stessa estensione da sfogliare online come un libro: il link con il quale aprirlo viene inviato tramite e-mail.

Blabberize - Sito che permette di modificare un’immagine caricata: si seleziona l’area della bocca per crearne il movimento e poi si aggiunge una traccia audio, registrandola al momento, con il microfono o tramite telefono, oppure caricandone una salvata precedentemente. Si può condividere online o scaricarlo su un lettore video.

Voki - Permette di creare un proprio avatar parlante. L’audio si aggiunge pure qui allo stesso modo del precedente sito. Si invia tramite e-mail o si condivide online.

Jigsaw Planet - Per creare puzzle online caricando immagini dal computer, decidendo numero e forma delle tessere. Si può giocare pure con quelli presenti sul sito.

IMPARIAMO L’ITALIANO - Sito realizzato per imparare la lingua italiana sotto ogni aspetto linguistico e culturale. Una sezione del sito presenta video e testo di famose canzoni italiane. Utilizzati il vocabolario e gli esercizi come spunto.

ItalianoL2.info - Altro sito dedicato all’apprendimento dell’italiano. Diviso in due sezioni, una per adulti e una per bambini stranieri, presenta le lezioni distinte per progressione grammaticale e tema. Vocabolario, esercizi e dialoghi molto utili.

Ti racconto una fiaba - Sito nel quale trovare ogni genere di fiaba da leggere, vedere o solo ascoltare. C’è pure una sezione dedicata alle fiabe in LIS e una per quelle in lingua inglese. I video sono caricati su YouTube, quindi non sono stati utilizzabili a lezione.

3.2.2. Lezioni svolte con bambini

Come spiegato precedentemente, per i bambini le lezioni online devono essere pianificate in modo che la spiegazione grammaticale venga frammentata il più possibile, insistendo sull’interiorizzazione di una singola regola alla volta e puntando nei primi incontri sulla memorizzazione del vocabolario. Il web è una calamita per il bambino, se lo si sovraccarica cognitivamente, questi comincerà a distrarsi giocando o chiacchierando con utenti suoi amici. Inoltre il bambino cinese ha un grande bisogno di essere stimolato alla produzione orale, l’abitudine all’apprendimento passivo crea un enorme difficoltà nell’instaurazione del dialogo: il buonumore, l’energia, la mimica facciale e la voce accentuate, l’uso di temi piacevoli o con i quali ha confidenza lo studente sono di sicuro fondamentali, ma un grande aiuto nella motivazione arriva principalmente dalle immagini, suoni e colori usati. Di solito per questi discenti la scelta dei genitori ricade su una lezione di trenta minuti, ma è non è raro che decidano per una di quarantacinque. Ovviamente queste prevedono la stessa suddivisione in tre fasi delle lezioni classiche: globale, analitica (comprendente sintesi e riflessione) e di rinforzo. La fase globale si evidenzia essere come quella più importante, per questo durante la pianificazione ho ritenuto importante dedicarle la metà del tempo disponibile: un brainstorming che sia d’impatto, con mappe concettuali e vignette chiare, semplici, ben definite nei colori e con disegni appositamente realizzati per un pubblico di bambini. Una lezione accattivante, però, deve curare attentamente l’uso del colore e delle immagini come pure la scelta dei tool, di modo che sia bilanciata e non sovraccaricata da un uso spropositato della tecnologia, solo così potrà aiutare a veicolare e interiorizzare significati: è necessario un uso modesto ma ben programmato dei mezzi a disposizione, insomma.

In generale, dunque, una lezione di trenta minuti segue una tabella di marcia che mira ad ottenere una fase globale di quindici minuti e una fase di analisi di sette o otto per lasciare il restante tempo al rinforzo, mentre una lezione di quarantacinque minuti ne prevede ventitré per la fase globale, dodici per quella di analisi di e una decina di minuti per il rinforzo. Le lezioni sono state svolte per progressione grammaticale e per tematica. I temi sono stati riproposti a rotazione ampliando e approfondendo di volta in volta l’uso di un particolare vocabolario, così da poterne rafforzare la memorizzazione. Mostrerò alcuni esempi di lezioni sperimentate online, la scelta è ricaduta sulle seguenti tre lezioni poiché presentano delle soluzioni rivelatesi particolarmente efficaci. Per una presentazione più accurata dei tool usati si rimanda al paragrafo 3.2.1.

[Esempio n°1] - immagini a Tabella 1 e 2

Lezione da 30’- Introdurre i verbi della seconda coniugazione: imparare l’uso dei verbi ‘leggere’ e ‘scrivere’ e relativo lessico.

- Vignetta con due personaggi, uno intento alla lettura. Domande poste al discente per introdurre i verbi ‘leggere’ e ‘scrivere’ - 2’ (fig. 1)
- Introduzione verbo ‘leggere’ e ‘scrivere’ e lessico correlato - 4’ (figg. 2, 3)
- Lettura vignette - 6’ (fig. 4)
- Spiegazione verbi di seconda coniugazione tramite lavagna elettronica - 10’ (fig. 5)
- Drilling verbo leggere e scrivere (da file word) - 2’
- Cloze sui suddetti verbi - 6’ (fig. 6)
- Gioco: puzzle interattivo - 6’ (fig. 7)

Come per una lezione classica, catturare l’interesse e motivare lo studente a inizio lezione è fondamentale. L’immagine sembra sempre essere indicata per l’elicitazione, mentre le vignette realizzate con il programma TONDOO (figg. 1,4) presentano una gamma di personaggi e pose che ho potuto notare piacciono particolarmente ai bambini, infatti le espressioni e gli atteggiamenti veicolano piuttosto efficacemente il significato delle frasi. I verbi sono introdotti da immagini prese dal sito TOOLS FOR EDUCATORS (fig. 2), anche queste adatte al pubblico dei più piccoli, mentre il lessico è stato realizzato con TUZZit (fig. 3), bacheca sulla quale scaricare immagini prese da internet, quindi realistiche. Per spiegare i verbi di seconda coniugazione ho usato la lavagna interattiva offerta dal sito A Web Whiteboard (fig. 5), dopo la risposta positiva ottenuta durante la lezione sui verbi di prima coniugazione: la sottoscritta ‘disegnava’ la coniugazione di un verbo in una parte della lavagna e lo studente ne realizzava un’altra accanto per emulazione. I bambini lo hanno trovato molto divertente, data la difficoltà nel mantenere la mano ferma e realizzare un segno comprensibile e dalle dimensioni omogenee. Non c’è stato uno studente che non si sia entusiasmato: chi si sbizzarriva cambiando colore, chi spessore alla matita, tutti lo hanno visto come un vero e proprio gioco. In effetti, i risultati sono stati eccezionali, i bambini che hanno avuto la possibilità di impararli tutti con questo metodo non hanno più sbagliato un verbo. Purtroppo però, il sito dopo un certo tempo non è stato più utilizzabile, un vero peccato. Dopo aver appreso la coniugazione si è passati ad una veloce lettura a voce alta dei due verbi (su file word), poi ad un cloze aperto, solo per i due verbi studiati, tramite cui appurare l’avvenuta memorizzazione. Il cloze è costituito da una serie di vignette realizzate appositamente allo scopo di mantenere l’attenzione del discente: in questo caso, infatti, abbiamo per protagoniste i due personaggi preferiti di A. Per finire, un puzzle su Jigsaw (fig. 7), sito che non ha mai avuto problemi. Il gioco è piaciuto davvero molto: in questo caso si doveva ricostruire una delle vignette viste precedentemente nel minor tempo possibile e rileggerla. Come si può notare, la fase globale qui non può rivestire metà della lezione, questo perché la spiegazione tramite lavagna necessita di tempo per essere valida.

[Esempio n°2] - immagini a Tabella 3 e 4

Lezione da 45’- Spiegazione del verbo irregolare di seconda coniugazione ‘bere’, con ripasso del vocabolario relativo alle bevande; imparare le stagioni e lessico correlato. Apprendere l’uso delle espressioni avere fame ed avere sete.

- Video che presenta le stagioni, il concetto di caldo, freddo, fame e sete - 2’ (fig. 8)
- Domande riguardanti i temi proposti dal video - 2’
- Presentazione del vocabolario nuovo sui suddetti argomenti - 2’ (fig. 9)
- Ripasso vocabolario relativo alle bevande - 2’ (fig. 10)
- Lettura fumetto con ambientazione invernale e relative domande - 7’ (fig. 11)
- Lettura fumetto con ambientazione estiva e relative domande - 6’ (fig. 12)
- Spiegazione del verbo irregolare bere - 2’
- Drilling verbo ‘bere’ - 1’
- Cloze aperto su vocabolario nuovo e non - 7’
- Esercizio: realizzazioni di frasi con il verbo ‘bere’ - 5’ (fig. 13)
- Gioco: trovare le differenze - 9’ (figg. 14, 15)

Si comincia con un video realizzato da una sequenza di immagini prese dal web e assemblate con il programma Photo Story, seguito da elicitazione riguardante gli argomenti proposti: le stagioni, il caldo e il freddo, la fame e la sete. L’uso di immagini associate a musica di sottofondo si rivela particolarmente adatta a catturare l’interesse dello studente, bisogna però tenere a mente che è bene evitare l’uso della scrittura, in modo da non causare distrazione e rendere vano lo scopo che il brainstorming si pone:

l’effetto del video deve essere solo quello di attivare l’attenzione, appunto, per poi stimolare la conoscenza in possesso dal discente. Si passa alla lettura dei nuovi vocaboli ed al ripasso del vecchio. Come lettura ho deciso di preparare due distinti fumetti, uno ambientato in inverno e uno in estate, e di porre le domande per la comprensione orale alla fine di ognuno di essi, per fissare bene il vocabolario. Si passa poi alla spiegazione del verbo irregolare di seconda coniugazione ‘bere’. Ho dedicato una lezione a questo singolo verbo perché conosco la difficoltà che hanno gli studenti nel memorizzarlo, visto che online e con i bambini è preferibile suddividere il più possibile l’analisi grammaticale non ho volutamente sovraccaricato la lezione. Breve lettura del verbo bere e cloze aperto sul vocabolario nuovo e già studiato, realizzato semplicemente tramite scrittura su word. Infine un’esercitazione creata per registrare bene il verbo ‘bere’: sei spazi contenenti illustrazioni di sei soggetti e sei bevande che l’allievo dovrà collegare usando correttamente il verbo, creando frasi di senso compiuto. Come rinforzo si gioca alle differenze: il bambino deve descrivere cosa nota di diverso nelle vignette, parlando il più possibile. Questo gioco è uno di quelli apprezzati da tutti, grandi e piccoli, perfetto per stimolare l’attività cognitiva e le conoscenze pregresse del discente con leggerezza e ottimo per promuovere la produzione orale nello studente cinese. Immagini Google a parte, il vocabolario (figg. 10, 13) è stato realizzato con TOOLS FOR EDUCATORS, le vignette (figg. 11, 12, 14, 15) con TOONDOO, già descritti nella lezione precedente.

[Esempio n°3] - immagini a Tabella 5 e 6

Lezione da 30’- Spiegazione del verbo irregolare sapere e del suo modo d’uso, ripasso del vocabolario relativo allo sport e presentazione degli strumenti musicali.

- Video con un gatto al pianoforte - 1’ (fig. 16)
- Domande riguardanti la musica e gli strumenti preferiti del discente - 2’
- Presentazione vocabolario sugli strumenti musicali più ripasso vocabolario studiato precedentemente sullo sport - 3’ (figg. 17, 18)
- Lettura fumetto - 4’ (fig. 19)
- Spiegazione verbo ‘sapere’ - 2’
- Diagramma dimostrativo uso verbo sapere - 3’ (fig. 20)
- Esercizio: collegare parti di frasi per renderle di senso compiuto - 5’
- Esercizio: costruire frasi di senso compiuto con il verbo ‘sapere’ - 4’ (fig. 21)
- Role-play: immagina di essere la ragazza dell’immagine e descrivila - 6’ (fig. 22)

Un’altra lezione dedicata interamente ad un solo verbo. L’attenzione del discente qui è catturata da un video realizzato con Blabblerize (fig. 16), un gatto al pianoforte che dice al bambino quanto gli piaccia la musica e suonare il piano. Questo tipo di video è particolarmente efficace, dimostrato dal sorriso a bocca aperta degli studenti e dalla loro maggiore attenzione nelle fasi successive della lezione. I video sono stati creati seguendo i gusti dei bambini: quello in questione era stato realizzato per una bambina che stava imparando proprio a suonare il piano, mentre il video creato per un bambino appassionato di canto, ad esempio, mostrava un ippopotamo intento a cantare. È pur vero che gli argomenti musica e sport sembrano essere particolarmente sentiti dai bambini, infatti il fumetto (fig. 19, TOONDOO) nel quale si parla di capacità ed interessi è stato apprezzato. Il diagramma (fig. 20, bubbl.us) pure sembra aver attratto l’attenzione dei bambini, molto interessati alla modalità d’uso del verbo. Queste ‘mappe mentali’ sono sempre state realizzate seguendo i consigli del pensiero della scuola cognitivista e i principi multimediali di Mayer (vedi par. 1.2.), oltre ad accorgimenti indispensabili quando si lavora interattivamente: colori decisi, giallo e verde i più accattivanti, e concetto fondamentale in evidenza posto al centro o in alto a destra dello schermo. L’esercizio sul collegamento delle frasi, trascritte su file word, e quello successivo sulla realizzazione di frasi di senso compiuto hanno poi dimostrato che l’argomento della lezione era stato appreso. Quest’ultimo esercizio è stato creato dalla sottoscritta ricalcando quello della lezione precedente sul verbo ‘bere’ e riguarda il ‘saper fare’: anche qui ho visto bambini entusiasti, probabilmente le immagini sono risultate particolarmente piacevoli. Devo dire che per quanto riguarda la grammatica neanche in questo caso ho avuto difficoltà, gli esercizi sono stati svolti facilmente e senza il mio aiuto. Per chiudere la lezione ho invitato i bambini ad immedesimarsi con il personaggio dell’immagine inviata, chiedendo loro di descrivere abilità e preferenze usando gli indizi scritti sulla destra (ovviamente il personaggio ideato per le bambine era Alessia, per i bambini invece Alessio). Non so se sia dovuto al fatto che la lezione così realizzata sia stata piuttosto stimolante o al fatto che sia invitante impersonare qualcun altro, ad ogni modo questa versione del role-play è stata un successo: non risultati eclatanti, ma la maggiore disponibilità al dialogo è stata una bella sorpresa.

Come spiegato, i bambini cinesi con i quali si è soliti lavorare online sono tutti dei total beginner, partono cioè da zero con lo studio dell’italiano, ma hanno già avuto per certo esperienza nell’apprendimento dell’inglese e in alcuni casi anche di altre lingue straniere. Quindi l’insegnamento può beneficiare, dove ritenuto necessario, di questa precedente preparazione. L’apprendimento del sistema alfabetico è il primo a ricevere agevolazioni. Devo dire che il vantaggio è notevole, poiché il bambino conosce già l’alfabeto e allo stesso tempo non resta legato alla pronuncia inglese a lungo, anzi, in pochi incontri riesce ad ottenere un ottimo risultato. Non ho notato grandi problemi di pronuncia, tranne nell’uso della consonante ‘h’ nei digrammi ‘ch’ e ‘gh’: una difficoltà che anche quando sembra superata ricompare improvvisamente. Anche l’uso delle maiuscole e minuscole, degli spazi tra le parole ed l’uso del verbo essere come copula prima dell’aggettivo (assente in cinese, vedi par. 2.2.) sono già state assorbite dallo studio dell’inglese. Il genere nei nomi, al contrario, è sconosciuto al cinese, ma l’acquisizione della nozione è stata rapida: per agevolare la memorizzazione ho affiancato l’immagine del vocabolo a quelle dei simboli universali di maschile e femminile (fig. 23). Nessun vocabolo è stato mai presentato senza questo accorgimento, un grande aiuto quando si è passati alla nozione di numero. In questo caso la spiegazione è passata prima tramite semplici schemi esplicativi (fig. 24), poi con esercizi sui vocaboli appena visti e infine drilling degli oggetti raffigurati e del rispettivo plurale. Inizialmente avevo previsto la spiegazione completa del plurale (eccezioni a parte) in una singola lezione, poi ho capito che era preferibile dedicare una lezione a parte per i nomi terminanti in -e, per evitare confusione. La suddivisione si è dimostrata efficace rispetto alla prima soluzione. Una annotazione riguardante il brainstorming con il Wordle (fig. 25): non è sembrato molto attraente per un bambino, neppure quando ho tentato di stimolare il discente sia nella ricerca di parole nuove incluse, sia in quella del vocabolario conosciuto escluso. Tornando alla lingua inglese, la comparazione con quest’ultima è, ahimè, necessaria per capire il concetto di articolo, ad ogni modo appreso mnemonicamente e svuotato di ogni funzione. Più che con quello indeterminativo il problema si presenta con l’articolo determinativo. Inizialmente ho tentato con la spiegazione tradizionale, utilizzando schemi identici a quelli usati per il numero dei nomi, e l’articolo sembrava appreso correttamente, con esercizi scritti e orali ben fatti. Dopo qualche lezione, però, il bambino commetteva il costante errore di sovraestensione del singolare maschile ‘il’ per tutti i nomi maschili singolari e ‘i’ per i plurali, usando a volte il solo ‘il’ o ‘la’ per anche per il femminile plurale. Dopo varie esercitazioni mi sono dovuta arrendere al fatto che l’unica scelta saggia sarebbe stata quella di aggiungere l’articolo davanti al nome all’immagine dei vocaboli presentati, estendendo poi l’operazione pure all’articolo indeterminativo (figg. 26, 27): solo con la memorizzazione, infatti, si è potuto risolvere l’impasse, come sperimentato da subito con altri studenti. Per gli aggettivi non ho riscontrato grandi problemi. Anche qui ho preferito dedicare una seconda lezione a quelli terminanti in -e per evitare confusione. Tra gli esercizi più usati nelle prime lezioni ci sono stati quelli sulle sostituzioni: creavo un mini fumetto e sottolineavo i nomi e gli aggettivi che lo studente avrebbe dovuto sostituire con altri già studiati, iniziando con il singolare per passare al plurale e finire con prove su entrambi (fig. 28). L’esercitazione è stata molto utilizzata con gli articoli dimostrativi e con gli aggettivi sulla nazionalità (fig. 29). Questo genere di esercizio è anche piuttosto utile come ripasso e in fase di valutazione, per capire se uno studente ha dimenticato o non appreso correttamente delle regole grammaticali ed eventualmente ripeterle. L’uso di personaggi accattivanti e divertenti diventa basilare perché ogni fase della lezione abbia un effetto motivante, interessante e permetta una facile memorizzazione dell’argomento trattato, che si tratti ad esempio del vocabolario inerente alla descrizione fisica (fig. 30), degli avverbi di luogo (fig. 31) o dei verbi. Spesso ho utilizzato vignette, come visto nell’esempio 1, per creare cloze sui verbi, poiché su file word possono risultare piuttosto noiosi: chiuso è riservato all’esercitazione su più verbi (figg. 32, 33), in caso contrario non viene dato alcun suggerimento in aiuto. Per spiegare i verbi irregolari ho usato una semplice trascrizione su file word e la chat, le vignette invece tornano in aiuto della memorizzazione dei verbi ausiliari (fig. 34), ai quali sono state dedicate più di una lezione l’uno ad inizio corso. I verbi ausiliari sono stati appresi con facilità, usati con il passato prossimo la loro realizzazione scritta non sembra sia difficile per un bambino, mentre è spesso omesso nella produzione orale: in questi casi la costante esercitazione è d’obbligo. Un’esercitazione a fine lezione utile a tale scopo, che è sempre stata gradita ai bambini, è la narrazione su sequenze di immagini: dopo aver ascoltato le mie istruzioni, lo studente sfoglia un libricino online e comincia il racconto. La figura 35 ne è un esempio: la prima pagina mostra i protagonisti, due ragazzi, mentre le seguenti presentano delle scritte, ovvero ‘mattina’, ‘pomeriggio’ e ‘sera’, intervallate da illustrazioni dei luoghi tipici di una città. I bambini devono descrivere dove sono stati e cosa hanno fatto questi personaggi durante i tre momenti del giorno, cercando di realizzare una mini storia. Questo tool che offre la possibilità di sfogliare pagine interattivamente è tra quelli che ho più usato sia nella fase di rinforzo che in fase globale per narrazioni brevi e semplificate o brani più articolati. Il web fortunatamente è pieno di siti nei quali costruire o riorganizzare mappe mentali, tool indubbiamente tra i più utili per stimolare cognitivamente ed attivare la conoscenza pregressa del discente: è importante ricordare che la prima porzione del video che l’occhio afferra è quella in alto a destra e subito dopo si dirige verso quella centrale e inoltre che i colori che più attraenti visivamente sono il giallo, il verde e l’azzurro. In genere ho rispettato questi parametri, facendo a volte eccezioni, come per la bambina A. che impazziva per il rosa o M. che amava il blu. Ad ogni modo, gli schemi devono essere semplici e possibilmente, se articolati, corredati da illustrazioni (figg. 36, 37, 39). Le bacheche non possono essere usate interattivamente, ma offrono ampie possibilità per realizzare schemi con i quali introdurre un verbo e il suo utilizzo o semplicemente un nuovo vocabolario (fig. 39). Ci sono, inoltre, molti siti che offrono lezioni da utilizzare sul web o scaricare sul computer, come il citato ItalianoL2.info (vedi par. 3.2.1): lezioni tutte valide, anche se, personalmente, ho ritenuto di usarle solo per il ripasso e la valutazione, momenti importanti tanto quanto in una lezione tradizionale: le valutazioni devono essere condotte costantemente, soprattutto per la comprensione orale e scritta, quella che presenta le difficoltà maggiori.

3.2.3. Lezioni svolte con adulti

Nel paragrafo 3.1 sono state già descritte le tipologie di studenti adulti che in genere decidono di prendere lezioni di italiano online: studenti universitari che dovranno proseguire gli studi in Italia o lavoratori che per un motivo o per un altro hanno necessità di visitare il nostro paese. Ovviamente, ciò non esclude la presenza di coloro che intendono partire da zero con l’apprendimento, ma la sottoscritta non ne ha mai avuto esperienza, dunque la categoria non potrà essere citata. Come intuibile, lo studente adulto è altamente motivato e segue le lezioni perché ha una reale necessità di migliorare la lingua, più che altro nella produzione orale e scritta e nelle abilità pragmatiche dell’uso della stessa: hanno già studiato tutti l’italiano in un’università o istituto privato e acquisito le abilità richieste per un livello A2. Se è vero, però, che la grammatica è stata precedentemente interiorizzata dal discente, è anche un dato di fatto che la possibilità di esercitarla è scarsa: lo scambio linguistico è minimo in classe e spesso l’insegnante è di nazionalità cinese, con un livello di abilità da madrelingua nella grammatica italiana, ma non altrettanto nella comunicazione verbale. Lo studio online serve a fissare, mettere in pratica, anche per la prima volta, ciò che si è studiato. Ogni discente è un caso a sé: c’è chi non riesce affatto ad esprimersi, chi ha un livello orale che non rispecchia quello scritto raggiunto e chi ha solo qualche lacuna facilmente risolvibile. L’uso dei tool allora deve essere diretto più a stimolare, sviluppare la riflessione critica e la rielaborazione dei dati già in possesso del discente, che farà posto ad un ulteriore e più ampia conoscenza da attivare per ottenere un efficace scambio verbale. La conoscenza dell’inglese, come per i bambini, è elevata, ma l’uso di quest’ultima come lingua veicolare va a discapito dell’apprendimento: come detto, dimostrare di saperlo usare abilmente è un vanto, inoltre è facile spiegarsi e risolvere una qualsiasi difficoltà incontrata. In effetti, uno dei problemi che si incontrano nel tenere una lezione online con adulti cinesi è nel bisogno che questi hanno di non perdere tempo. La sola sensazione che si stia rallentando il ritmo della lezione o, a volte, che si possa concluderla in ritardo, seppure un beneficio, non è una sensazione piacevole per uno studente. Spesso non ho la possibilità di aiutarlo nel capire da solo il significato di un vocabolo, un’espressione, una frase che lo studente ha già trovato una soluzione alternativa sul web: a quel punto, l’unica cosa saggia da fare è avvantaggiarsi della ricerca svolta online per approfondire il vocabolo o l’argomento modificando appena la scaletta della lezione.

Per tutti gli studenti ho ritenuto fosse una soluzione valida quella di dividere il corso in due parti, una di revisione e una di approfondimento. Una questione della quale infatti non ho ancora parlato, di estrema importanza, è appunto la necessità che hanno tutti gli adulti in questione di superare l’esame CILS: la revisione dunque serve a rinfrescare, rafforzare e analizzare la conoscenza già costruita dallo studente ed eventualmente a ‘ripararne’ i danni, mentre l’approfondimento servirà ad ampliare le informazioni in possesso e abilità, anche in virtù di uno sviluppo della comunicazione di tipo pragmatico e soprattutto in previsione del famoso esame. Purtroppo nella maggior parte dei casi lo studio dell’italiano è stato condotto velocemente, in modo efficiente ma decisamente meccanico, e senza molti approfondimenti culturali, anzi, a volte nulli: le lezioni online, dunque, devono tener conto dello studio pregresso del singolo discente. Visto che per la maggior parte dei cinesi ‘il tempo stringe’, la scelta spesso è ricaduta sulle lezioni di trenta minuti da parte di tutti coloro che avevano intenzione di seguirle a lungo termine o disponevano di poco tempo a ritorno da scuola o da lavoro. Ad ogni modo quelle di sessanta non sono state poche, anche se nella gran parte dei casi si è trattato di lezioni ‘con tema a richiesta’: lo studente si collegava ed esigeva lo studio di un argomento o semplicemente inviava alla sottoscritta una lettura o un’esercitazione da svolgere non andata bene a scuola. Le lezioni di quarantacinque minuti sono state una rarità, dunque di seguito fornirò alcuni esempi delle altre, riguardanti sia la parte del corso sul ripasso che quella sull’approfondimento. Scontato dirlo, anche per gli adulti una lezione è organizzata in modo da seguire la tradizionale suddivisione nelle fasi globale, analitica e di rinforzo, anche se a seconda delle singole esigenze dello studente può subire forti variazioni, soprattutto nella scelta della durata temporale delle stesse. Per una presentazione più accurata dei tool usati si rimanda anche qui al paragrafo 3.2.1.

[Esempio n°1] - immagini a Tabella 11 e 12

Lezione da 30’ - Prima lezione di revisione sulle espressioni riguardanti le presentazioni, gli incontri e i commiati, sia formali che informali. Breve ripasso del verbo essere.

- Immagine google raffigurante delle persone che si presentano - 1’ (fig. 40)
- ‘Nuvola di parole’ composta dalle frasi più comuni che si usano durante una presentazione, incontro o saluto per stimolare la conoscenza pregressa dello studente - 2’ (fig. 41)
- Lettura di vignette nel quale vengono mostrate le diverse forme di espressioni nelle suddette situazioni - 3’ (figg. 42, 43)
- Veloce ripetizione del verbo ‘essere’ - 2’
- Breve cloze sul verbo essere - 2’
- Breve cloze sulle espressioni più comuni - 2’
- Lettura di mini dialoghi più ampi, divisi per date situazioni - 4’
- Esercizio di collegamento di parti di frasi per ottenerne di senso compiuto - 4’
- Esercizio: realizzare mini dialoghi con i personaggi delle vignette - 5’ (fig. 44)
- Roleplay: ‘Immagina che io sia una il tuo futuro datore di lavoro e che tu debba presentarti’ (eccetera) - 5’

Questa è la prima lezione sperimentata, quella con la quale poi ho deciso di cominciare ogni percorso per rompere il ghiaccio. Sembra sia stata piuttosto efficace nel creare un clima rilassato e piacevole. Anche se l’adulto ha già capacità elevate in lingua italiana, è sempre bene partire con leggerezza, anche per poter dialogare e ‘valutarsi’ reciprocamente. All’inizio di ogni lezione ho conservato l’abitudine di proporre un’immagine chiedendo quale fosse, secondo lo studente, il tema del giorno. L’immagine è stata presa sempre da Google immagini, appunto, visto che con gli adulti il motore di ricerca era funzionante: la figura 40 è solo un esempio, data la mancata necessità di salvare foto su file. Questo procedimento stimola la ricerca di conoscenze sull’argomento tra le memorie del discente, che prosegue poi grazie la figura della ‘nuvola di parole’ (fig. 41), nello specifico l’immagine realizzata con Tagxedo. Infatti, la vasta scelta di forme che quest’ultimo presenta è davvero notevole: ho potuto utilizzarne una in particolare, una mano che ricordasse il saluto e la nostra stretta di mano (consuetudine assente in Cina). Sulla mano sono presenti frasi informali riguardanti la presentazione, l’incontro e il commiato. Dopo aver chiesto all’alunno di individuare nell’immagine le espressioni già studiate, si passa alla lettura di brevi vignette nella quali compaiono tutte quelle inserite nella ‘nuvola di parole’ più le corrispettive versioni formali. Breve ripasso del verbo essere e relativo cloze per assicurarsi che sia stato capito e venga utilizzato correttamente. Secondo cloze sulle espressioni, formali e non, appena viste per assicurarsi che vengano memorizzate correttamente. I cloze sono svolti esclusivamente in forma orale, in qualsiasi lezione, poiché è proprio quello il punto debole, appunto, dello studente adulto cinese. Si passa alla lettura di dialoghi più complessi, di nuovo informali e non, che vanno ad ampliare le espressioni basilari. Breve esercizio di collegamento tra parti di frasi spezzate sui

dialoghi appena citati. Dopo quest’ultimo esercizio lo studente dovrà osservare due vignette e creare mini dialoghi (produzione orale) sugli argomenti in questione: per la prima vignetta cercherà espressioni informali, per la seconda formali. Questi fumetti sono stati realizzati con siti differenti rispetto a quelli utilizzati per bambini, Witty Comics (figg. 42 e 43) e Write Comics (fig. 44), poiché presentano uno stile che più si adatta al gusto di una persona adulta: la scarsità o la mancanza totale di scelta riguardo pose ed espressioni dei personaggi non è un problema, visto l’inutilità pratica che rivestono nell’apprendimento per un adulto (a meno che non debbano essere spiegati per la prima volta vocaboli o espressioni particolari). Gli ultimi minuti della lezione sono dedicati al dialogo: chiedo allo studente di immedesimarsi nel personaggio che gli verrà assegnato e di immaginare la sottoscritta nei panni di un superiore, vicina di casa, amico, eccetera, del suddetto per salutarlo, presentarsi e così via. Quest’ultima parte, comprendente la descrizione della vignetta e il dialogo, o dialoghi a seconda del tempo rimasto, è la migliore: gli studenti sono interessati a mettere in pratica le loro capacità, inoltre trovano molto divertente questo gioco di ruolo, forse perché si tratta di una novità o di una situazione particolare che è poco conosciuta nella scuola cinese.

[Esempio n°2] - immagini a Tabella 13 e 14

Lezione di 45’ - Rinforzo sul vocabolario relativo ai luoghi della città, al verbo ‘andare’ e alle preposizioni: lo studente ha presentato debolezze o insufficienze al riguardo nelle precedenti lezioni, per cui si è ritenuta opportuna una lezione di recupero.

- Immagine google raffigurante la strada di una città italiana - 1’ (fig. 45)
- Illustrazione del vocabolario relativo ai luoghi di una città - 2’ (fig. 46)
- Ripasso vocabolario conosciuto e aggiunta di vocabolario nuovo sui luoghi della città - 4’
- Lettura fumetto - 4’ (fig. 47)
- Brevi domande sul fumetto - 3’
- Ripasso verbo ‘andare’ - 1’
- Mappa concettuale sul verbo ‘andare’ - 5’ (fig. 48)
- Ripasso preposizioni semplici e articolate - 5’ (fig. 49)
- Cloze sul verbo ‘andare’ e sulle preposizioni - 4’
- Esercizio: descrivere quale edificio, negozio, luogo nell’immagine proposta c’è e quale ci sarebbe se fosse il tuo quartiere - 4’
- Esercizio: descrivi il percorso che fate tu e una tua amica secondo le immagini - 6’ (fig. 50)
- Monologo: descrivimi dove vanno i ragazzi della tua età in Cina quando vogliono rilassarsi o divertirsi il fine settimana - 6’

Questa lezione è stata pensata per rinforzare l’uso del verbo ‘andare’ e delle particelle, nei quali la studentessa I. ha dimostrato alcune debolezze durante le lezioni precedenti, ovvero improvvise dimenticanze sulla coniugazione o errori nella composizione delle preposizioni articolate. Inoltre presentava una conoscenza pressoché nulla del citato vocabolario, per motivi non ben definiti. La lezione parte anche qui con un immagine presa da Google che prosegue con il brainstorming attivato dalla ‘nuvola di parole’ di Tugxedo (fig. 46). La ragazza doveva individuare le parole che riconosceva; notando in seguito un errore in un vocabolo che le era piuttosto familiare (università) le ho chiesto di trovare anche quello: riconosciuto subito, ho visto la ragazza soddisfatta e motivata a procedere. Sono passata alla lettura del fumetto, con qualche breve domanda utile per la comprensione scritta e produzione orale, poi ad un ripasso veloce del verbo andare e all’analisi della mappa concettuale, che riporta oltre al verbo andare anche il verbo tornare, dato che entrambi usano le stesse preposizioni. Dopo di che si analizza lo specchietto raffigurante la composizione delle proposizioni articolate e si passa ad un cloze, non troppo breve, sul verbo andare e preposizioni. Per fissare il vocabolario ho proposto un esercizio che consisteva nel localizzare e illustrare tutti i locali presenti nell’immagine google proposta, per poi descrivere quelli erano presenti o mancanti nel proprio quartiere. Si giunge così alla fase del rinforzo. Qui si comincia con un’esercitazione, realizzata con la bacheca TUZZit (fig. 50), che prevede una breve narrazione: la studentessa e una sua amica prendono l’aereo per venire in Italia e compiere una serie di azioni. Tutte queste azioni sono illustrate da immagini, al discente non resta che narrare i fatti seguendo il percorso designato. Ho usato come soggetto della storia la seconda persona plurale perché la studentessa in presenza del plurale decideva per un più facile ‘andare’ in luogo della giusta coniugazione, per cui ho voluto rafforzarne l’uso corretto. Infatti, per lo stesso motivo ho deciso di concludere l’esercitazione con la descrizione dei luoghi del divertimento dei giovani cinesi per costringerla all’uso del ‘loro’, che anche a livello fonetico veniva troppo spesso pronunciato erroneamente dalla ragazza come ‘rolo’ (sbaglio molto frequente tra gli studenti cinesi, vedi par. 2.2.). Anche in questa lezione per realizzare i fumetti ho usato

Witty Comics (fig. 47) e per la mappa concettuale, invece, Text 2 Mind Map (48).

[Esempio n°3] - immagini a Tabella 15

Lezione di 45’- Approfondimento sulle abitudini degli italiani al bar, ripasso vocabolario, espressioni usate per ordinare, ringraziare, pagare e vocaboli usati per indicare la quantità riguardante alimenti non numerabili.

- Immagine della macchinetta del caffè di un bar con tazzine - 1’ (fig. 51)
- Discussione sul bar italiano e correlate abitudini degli italiani - 2’
- Immagine del vocabolario relativo a cibi e bevande presenti in un bar - 2’ (fig. 52)
- Ripasso e ampliamento vocabolario del bar - 4’ (fig. 53)
- Lettura dialoghi ‘al bar’ - 4’
- Analisi dei vocaboli usati per indicare la quantità di alimenti non numerabili - 6’ (figg. 54, 55)
- Lettura dialoghi simili ma più articolati, comprendenti tutti gli argomenti visti nella presente lezione - 6’
- Analisi delle nuove espressioni suddivise per categoria - 5’
- Cloze sul vocabolario - 3’
- Esercizio sul collegamento di frasi spezzate a metà riguardanti la quantità - 2’
- Riordino frasi - 3’
- Esercitazione: Guarda il menù e ordina per te e per la tua amica - 9’

Questa lezione di approfondimento è stata realizzata per una donna che stava studiando l’italiano, interessata alla nostra cultura poiché intenzionata a trasferirsi qui per un certo periodo. La lezione le è piaciuta molto, il bar è un argomento che incuriosisce sempre, dato che si parla di una particolare abitudine che ben rappresenta la nostra cultura. Infatti, ogni volta la discussione al riguardo è piuttosto vivace: la donna in questione aveva qualche informazione sul bar, ma non le era chiaro quanto fosse radicata l’abitudine del caffè, anzi, della pausa caffè in Italia, tra le altre cose. Si comincia con l’immagine delle tazzine e una breve discussione, una ‘nuvola di parole’ a forma di bicchiere (fig. 52, Tuxedo) per un brainstorming sui vocaboli di cibi e bevande tipicamente presenti in un bar e ad un’associazione dei suddetti vocaboli ad immagini (fig. 53, TUZZit). Si passa così alla lettura su file word del vocabolario e di alcuni dialoghi che si svolgono in un bar. Dunque si analizza un particolare vocabolario, quello che si utilizza per riferirsi alla quantità degli alimenti non numerabili. Gli schemi sono costruiti con bubbl.us (figg 54, 55), in modo chiaro e con pochi colori, solo due, ben definiti: a meno che non si tratti di lessemi, gli schemi è bene non abbiano illustrazioni quando si devono chiarire delle connessioni tra concetti, per evitare un’inutile distrazione nel discente adulto, bisognoso di costruire legami tra informazioni. Lettura di dialoghi più articolati, ovvero dialoghi nei quali si approfondisce l’uso corretto del vocabolario, alimenti, bevande e relative quantità, e di tutte le espressioni possibili per ordinare, ringraziare, pagare e via dicendo. Dopo questa analisi ci si esercita con un breve cloze su cibi e bevande, un esercizio di collegamento tra frasi sul vocabolario relativo alle quantità e un riordino frasi per le espressioni. Infine, alla studentessa viene mostrata l’immagine di un menù, una breve lettura e si può introdurre il role-play: la sottoscritta sta lavorando dietro al bancone o come cameriera, è indifferente, e attende di ricevere le ordinazioni che il discente farà per sé e per una sua amica.

[Esempio n°4] - immagini a Tabella 16

Lezione di 30’- Approfondimento sulla cucina e sulle ricette, argomento presente in una vecchia prova d’esame CILS, in previsione del suddetto esame che lo studente dovrà affrontare. Ripasso vocabolario sugli alimenti, introduzione dei verbi più usati in cucina e nei ricettari, oltre che delle forme verbali usate da questi ultimi. Breve analisi sul genere testuale.

- Immagine da Google raffigurante un piatto tipico italiano -1’
- Domande sulla cucina, piatti italiani conosciuti o preferiti tra i cinesi - 2’
- Wordle vocabolario alimenti - 2’ (fig. 56)
- Wordle verbi con ausilio di immagini su Google - 3’ (fig. 57)
- Lettura di una ricetta presa da internet - 4’
- Comparazione lettura precedente con un'altra ricetta per un’analisi sui verbi più usati in cucina - 2’
- Analisi forma verbale presente nei ricettari - 2’
- Cloze sui verbi - 2’
- Esercizio di riordino delle frasi di una ricetta - 3’
- Esercizio di trasformazione di genere di una breve ricetta – 5’
- Role-play: ‘Sei un cuoco che lavora in Tv. Seguendo le illustrazioni descrivi come realizzare il piatto’ - 4’ (fig. 58)

La lezione fa parte del programma di approfondimento ed esercitazione mirato ad aiutare il discente al superamento dell’esame CILS. Come la maggior parte degli studenti che deve affrontare questo esame, il ragazzo P. non ha ricevuto che uno studio veloce della lingua: il vocabolario a disposizione è sufficiente, il livello grammaticale è ottimo (si tratta di un A2), la comunicazione verbale è buona, ma la conoscenza degli aspetti pragmatici e culturali della lingua è assente. Anche qui si parte con un immagine dal web, stavolta di un piatto tipico italiano. Si discute su cibi italiani e non, per poi passare al Wordle (fig. 56) riguardante l’alimentazione per un ripasso veloce dei vocaboli (sui quali il ragazzo non aveva mostrato insufficienze). Successivamente lo studente visualizzerà un altro Wordle (fig. 57) con i verbi più usati in cucina, dovrà indicarmi quali secondo lui sono i più usati, quali conosce o meno. Una volta spiegato il significato di questi verbi, grazie all’ausilio di immagini dal web, si comincia la lettura di una ricetta trovata su internet che comprende una breve introduzione sul piatto, elenco degli ingredienti, eccetera, e la modalità di preparazione del cibo vera e propria. La ricetta è stata scelta per l’affinità di lessico e verbi con quelli usati nella vecchia prova d’esame CILS, così da esercitarsi in maniera adeguata. Durante la lettura si potrà analizzare la forma verbale che si usa per la scrittura di ricette. Nel nostro caso lo studente noterà che il modo verbale utilizzato è l’imperativo, tempo presente, nella seconda persona plurale, mentre comparando la ricetta appena letta con un'altra che gli sarà inviata potrà osservare che una diversa forma utilizzata in questa tipologia testuale c’è ed è il tempo presente del modo infinito, appunto. Un breve cloze sui verbi, un’esercitazione sul riordino delle frasi di una ricetta scritte in ordine casuale e si arriva alla fase di rinforzo, che prevede prima di tutto la trasformazione di genere di una ricetta: vuol dire che il discente riceverà una ricetta scritta in prima persona con tempo indicativo presente e dovrà cambiarla utilizzando una forma verbale appropriata per il genere. Per ultimo lo studente dovrà immedesimarsi con un cuoco che lavora in Tv, descrivendo la preparazione del piatto seguendo le illustrazioni inviategli.

Una lezione online per adulti è visibilmente diversa da una costruita per un bambino, non solo per la divisione in due tipologie create proprio per il ripasso e approfondimento, ma pure per il diverso uso della tecnologia. L’adulto ha bisogno di riferimenti visivi e di un linguaggio identico o il più vicino possibile al reale, quotidiano. Inoltre lo scambio verbale è quello richiesto nelle lezioni online, più che la produzione o comprensione scritta. Ogni lezione è a sé, le fasi devono essere divise a seconda delle necessità dello studente e dell’obiettivo perseguito: se uno studente ha difficoltà nell’articolare verbalmente la coniugazione di uno o più verbi si dovràrivedere brevemente la grammatica e focalizzare la lezione sulla produzione orale degli stessi, puntando quindi sulla fase di rinforzo, mentre se si è in presenza del problema contrario si potrà ridurre il rinforzo per aumentare il tempo dedicato alla fase di analisi. La fase globale anche per un adulto ha il suo peso, poiché motivare e stimolare l’attività cognitiva del discente sono sempre operazioni di grande importanza. Per ottenere l’interesse dello studente adulto e cominciare ad attivarne la conoscenza pregressa, un’immagine risulta essere quella più efficace. Il fatto che Google immagini funzionasse è stato un sollievo, per l’uso che si può fare di foto e illustrazioni reali. Con le vignette, un disegno più vicino ai gusti dei più grandi è necessario. Per questo motivo sono stati scelti altri siti per la creazione di fumetti rispetto a quelli utilizzati nella creazione di storie per bambini. La vignetta in tale modo può essere sfruttata anche per elicitare lo studente, come mostra la figura 59, realizzata con WriteComics.com: una battuta umoristica può introdurre il discorso in maniera leggera, divertente e accattivante. Per il brainstorming ho provato a sperimentare il video, composto esclusivamente da foto, ma onestamente non ha avuto alcuna utilità, per cui ho accantonato l’idea. Nel caso delle ‘nuvole di parole’, invece, queste risultano essere uno strumento particolarmente valido e piacevole per un discente adulto, ecco la ragione del loro uso frequente (fig. 60, Wordle). Stesso motivo per il quale lo spidergram, lo schema concettuale è stato sfruttato costantemente nella produzione della lezione online (figg. 61, 62, 63, create con bubbl.us). Queste mappe riattivano la struttura cognitiva dello studente e lo aiutano nell’immagazzinare le nuove informazioni e come per un bambino, anche per un adulto è bene che siano chiare, concise e ben strutturate: l’uso del colore serve solo a non creare confusione e a distinguere, creare legami tra concetti, piuttosto che a mantenere l’attenzione, ecco perché le immagini in questo caso si rendono superflue. Al contrario, l’associazione dell’immagine alla parola è positiva quando si vuole imparare un vocabolo o anche un concetto nuovo, magari non difficilmente esprimibile ma che risulta semplicemente più chiaro con l’ausilio di un’illustrazione (come ad esempio con l’espressione ‘scolare la pasta’). Devo dire che le bacheche elettroniche, con l’opportunità che offrono di aggiungere immagini prese dal web, sono il mezzo che preferisco per realizzare l’illustrazione di un nuovo lessico (fig. 64, TUZZit). Le immagini possono essere utilizzate in svariati modi e in tutte le fasi della lezione, ma, ripetiamo, devono essere a misura di adulto, come quando possono aiutarci con la spiegazione dell’orario o la descrizione di un appartamento, ad esempio (figg. 65, 66). Con gli adulti, quindi, serve un uso più raffinato della tecnologia e viste le necessità dei cinesi che richiedono lezioni online sarebbe piuttosto utile poter accedere a siti che propongono video, spezzoni di film o canzoni. Skype e QQ in effetti favoriscono la comunicazione orale più che quella scritta, altro motivo per il quale è più difficile dedicare del tempo di qualità a quest’ultima quando necessario.

Conclusioni

Prendere lezioni di lingua online è una pratica sempre più diffusa tra la popolazione cinese. Se al momento l’inglese, il russo e il tedesco rimangono fra le lingue più ricercate, comincia a farsi spazio anche l’italiano. Negli ultimi anni, infatti, la nostra lingua, preceduta dalla nostra cultura, ha visto una crescente fama nel paese. La motivazione dell’aumentare della richiesta, come già osservato, è diversa nel caso si tratti di un bambino o di un adulto. Le esigenze di progresso e il conseguente benessere auspicato dalla Cina sono ad ogni modo alla base della motivazione che spinge entrambe le tipologie allo studio dell’italiano. Migliorare le condizioni di vita significa ampliare i propri orizzonti, capire la cultura ed anche il mercato di un paese diverso dal proprio: i cinesi sentono il bisogno di avvicinarsi e diventare competitivi nell’economia mondiale, di ottenere riconoscimenti e possibilità di condurre un’esistenza più agiata, una meta ancora lontana per la maggioranza dei cittadini. Poter studiare è un vantaggio enorme: si prospettano ottime possibilità lavorative e un futuro di soddisfazioni personali ed economiche. La scelta di apprendere l’italiano è stimolata dai sempre più frequenti accordi commerciali bilaterali tra i nostri paesi e dai numerosi contatti, che pure presentano notevoli vantaggi economici, tra le rispettive istituzioni scolastiche attive nel promuovere lo scambio culturale tra le due nazioni. Sono infatti in aumento gli studenti universitari iscritti a corsi d’italiano, alcuni perché interessati all’arte, altri perché interessati a proseguire in Italia il proprio percorso di studi, altri ancora perché appassionati dell’Italia sotto ogni aspetto, linguistico e culturale. Anche per chi lavora poter fare un’esperienza lavorativa all’estero, Italia inclusa, si traduce in un aumento di probabilità di avanzamento lavorativo. Per i bambini il discorso di base è lo stesso, abbiamo visto che sono i genitori a convincersi delle opportunità che darà ai loro figli in futuro lo studio di una lingua considerata valida: l’italiano è una lingua ricercata pure per la buona reputazione di cui gode in Cina il nostro paese.

Detto ciò è maggiormente evidente che le lezioni online assumano un valore diverso per queste due categorie di discenti. I bambini partono da zero, non hanno avuto precedenti esperienze di studio nella nostra lingua, non ne conoscono la cultura e, per l’appunto, sono piccoli: le lezioni devono tener conto del fatto che gli studenti hanno bisogno prima di tutto di essere motivati all’apprendimento e per poter riuscire nell’intento devono imparare divertendosi con suoni, colori, disegni, grafici e semplici e chiari e accentuata mimica facciale dell’insegnante, tutti accorgimenti e strumenti che vanno tenuti a mente quando si decide di pianificare una lezione adatta alla loro età. La grammatica quando appresa online deve essere divisa in piccolissimi segmenti, da rivedere e valutare costantemente prima di procedere a fasi più complesse, inoltre il vocabolario deve essere sempre associato ad immagini colorate, magari scelte a seconda del gusto del singolo bambino così da non avere particolari problemi nell’ottenere una memorizzazione definitiva. Il bambino cinese non ama, anzi, più che altro sembra che non sia abituato a parlare molto, per cui va spronato il più possibile a farlo: il gioco e un argomento a lui congeniale, che reputa affascinante, sono il modo migliore per dare inizio ad un dialogo produttivo. Il web 2.0 offre molte possibilità di gioco interattivo, ma a causa della restrizione alla navigazione imposto dalla Cina, il ‘Great Firewall’, e dell’ulteriore controllo sui siti imposto dai genitori per salvaguardare i propri figli, i mezzi a diposizione sono davvero scarsi. Non si può, ad ogni modo, condurre una lezione senza considerare l’importanza che riveste nella comunicazione sul web il canale visivo: i tool del web 2.0 arriveranno in soccorso dell’insegnante perché realizzi una lezione nel modo migliore possibile con l’ausilio della sua grafica, un grande aiuto per l’apprendimento del bambino e non solo. Per un adulto l’uso dell’immagine ha significato quando serve a cogliere e canalizzare l’attenzione dello studente e riattivarne la struttura cognitiva: il web 2.0, non a caso, è un valido aiuto durante la fase globale più che in altri momenti della lezione. Per gli adulti il percorso di studio online è una decisione autonoma, una scelta già ben motivata, per cui il tempo dedicato all’elicitazione servirà a riattivarne la conoscenza pregressa: il discente infatti prende lezioni su Skype o QQ a completamento dello studio svolto precedentemente in un’istituzione scolastica pubblica o privata. L’organizzazione della lezione dovrà puntare più sull’aspetto pragmatico, comunicativo della lingua e solo quando necessario o richiesto potrà allontanarsene.

Bisogna comunque tenere a mente che la tecnologia è il mezzo e non il fine dell’insegnamento online; la struttura della lezione segue la stessa suddivisione proposta da una lezione in presenza, con la divisione nelle fasi globale, analitica e di rinforzo. Inoltre i principi che ne guidano la pianificazione sono ancora dettati dalle stesse scuole cognitiviste, behavioriste e costruttiviste, validi più che mai anche se integrati da ulteriori teorie, come quelle del connettivismo, che li plasmano per poterli adattare ad un ambiente d’apprendimento virtuale. Per cui le lezioni online seguono una pista già battuta dall’apprendimento di stampo classico, ma se ne discostano per la diversa modalità con la quale vengono utilizzate, rendendo dunque distanti i due metodi d’insegnamento pur nel raggiungimento dello stesso fine. Insomma, un percorso online è una valida alternativa come pure un ottimo completamento allo studio tradizionale. Una cosa è certa: per questi studenti poter contattare un madrelingua e aver modo di usare la lingua viva, in un contesto il più vicino possibile al reale è un’opportunità imperdibile, che solo una lezione online può offrire.

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Excerpt out of 88 pages

Details

Title
Apprendere nel mondo del web 2.0. L'insegnamento online dell'italiano L2 a studenti d'origine cinese
Course
DIadttica dell'italiano L2 - online learning and italian as a second language
Grade
30/30
Author
Year
2014
Pages
88
Catalog Number
V306924
ISBN (eBook)
9783668052925
ISBN (Book)
9783668052932
File size
15678 KB
Language
Italian
Keywords
apprendere
Quote paper
Daniela Verzaro (Author), 2014, Apprendere nel mondo del web 2.0. L'insegnamento online dell'italiano L2 a studenti d'origine cinese, Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/306924

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