La vitalità dei dialetti italiani odierni


Term Paper (Advanced seminar), 2007

27 Pages, Grade: 2,0


Excerpt


INDICE

Introduzione

PARTE PRIMA: Una breve storia della lingua italiana - Tra dialetto e lingua

1 La Divisione in periodi della storia della lingua italiana

2 La situazione linguistica nell’Italia unita
2.1 Dall’inizio dell’unità d’Italia ai giorni nostri
2.1.1 Dal 1861 all’inizio del fascismo (1922)
2.1.2 Dall’inizio del regime fascista fino alla fine della seconda guerra mondiale
2.1.3 Dal 1945 fino all’inizio del nuovo millennio
2.2 L’italianizzazione dal 1861 ai giorni nostri
2.2.1 Nuove forme scritte di comunicazione e le conseguenze sulla cultura scritta della linguistica dei giovani alla fine del XXº sec. e all’inizio dell XXIº sec
2.2.2 La cura dei dialetti (‘Dialektpflege’) come elemento fisso nella cultura linguistica italiana

PARTE SECONDA: La vitalità dei dialetti italiani odierni ..

3 Scenari sociolinguistici per l’Italia del Duemila (Berruto)
3.1 Il destino dei dialetti
3.2 La situazione nel 1994
3.3 Primo scenario: il mantenimento dei dialetti
3.4 Secondo scenario: trasfigurazione dei dialetti
3.5 Terzo scenario: la morte dei dialetti
3.6 Quarto scenario: crescente differenziazione regionale
3.7 Risultato

4 Dati statistici del sondaggio ISTAT del 2006
4.1 L’uso dell’italiano in famiglia, con amici e con estranei (1987/88, 2000 e 2006)
4.2 L’uso del dialetto in famiglia, con amici e con estranei (1987/88, 2000 e 2006)
4.3 L’uso dell’italiano e del dialetto in famiglia per classe d’età
4.4 L’uso del dialetto in famiglia per classi d’età e titolo di studio
4.5 L’uso dell’italiano in famiglia per classi d’età e titolo di studio
4.6 L’uso del linguaggio in famiglia per sesso
4.7 L’uso dell’italiano in famiglia per regione (Dati di Berruto (1987/88) e dati d’ISTAT (2000, 2006)
4.8 L’uso dell’italiano per condizione professionale nel 2006

Conclusioni

Bibliografia

INTRODUZIONE

Il tema della presente tesina sono i dialetti italiani nel suo sviluppo dal 1861 fino ad oggi e il confronto dello sviluppo della lingua italiana come lingua nazionale.

La prima parte si occupa di una breve storia della lingua italiana. È divisa in due sezioni: la prima sezione si dedica alla divisione della storia della lingua italiana, mentre la seconda analizza la situazione linguistica nell’Italia unita. Tra l’altro viene affrontato anche il tema dell’italianizzazione dal 1861 fino ad oggi.

Nella seconda parte, la parte principale, ci si occupa della vitalità dei dialetti italiani odierni. La terza sezione analizza il testo di Gaetano Berruto del 1994. Berruto descrive la sua opinione sul destino dei dialetti e sulla situazione attuale (entrambe pubblicate nel 1994). Poi si presentano in seguito quattro scenari e alcuni diagrammi. Un risultato completa la terza sezione.

La quarta e ultima sezione di questa tesina presenta i dati statistici del sondaggio ISTAT del 2006 e tenta di dare una risposta alla domanda: in quale direzione vanno i dialetti italiani? Si vengono presentati i trend in Italia del 2007. Quanto spesso gli italiani usano il dialetto, quando e dove parlano in italiano e in quali regioni i dialetti oggi sono più vivi.

Questa tesina ha lo scopo di rispondere alla domanda: “Quanto sono vivi i dialetti italiani oggi?

1 LA DIVISIONE IN PERIODI DELLA STORIA DELLA LINGUA ITALIANA

La storia della lingua italiana può essere divisa in tre fasi:

Prima fase: il dialetto fiorentino scritto (Duecento/Trecento e Quattrocento) la storia primordiale dell’italiano.

Seconda fase: la lingua italiana classica scritta (Cinquecento/Seicento/ Settecento e Ottocento) la storia dell’italiano.

Terza fase: la lingua italiana moderna scritta e parlata (Ottocento/Novecento e il 21esimo secolo).

La nascita dell’italiano moderno si può fissare all’incirca a metà dell’Ottocento. Questo periodo coincide con l’aspirazione dell’unità nazionale e con la nascita di tante novità tecniche che si ripercuotono anche sullo sviluppo linguistico.

Questa terza fase è suddivisa in quattro sezioni:

1. La fase sperimentale neo-fiorentina: questo periodo comincia con “I promessi sposi” di Manzoni (1827) e finisce con la fondazione dello stato italiano (1861).
2. La fase neo-fiorentina di trasformazione: il lasso di tempo dal 1868 all’inizio del ventunesimo secolo segua il periodo aureo di questa teoria. Si definisceprosa borghese.I tentativi di Manzoni però erano destinati a fallire.
3. La crisi neo-fiorentina: questa fase comincia con la messa in dubbio del modello linguistico fiorentino moderno introdotto da Manzoni da parte del fascismo, che negli anni ’30, ripropone il culto romano.
4. La mancanza di un modello linguistico concreto: dopo la seconda guerra mondiale, l’italiano fa sempre più strada come lingua materna praticata rispetto ai dialetti locali e regionali. La lingua italiana è oggi la madrelingua per la maggioranza degli italiani e non più solo una lingua scritta formale. Si sono formate così tante varietà dalla lingua standard1.

Nella terza fase della divisione, l’epoca della lingua parlata e scritta moderna, l’influsso istituzionale sull’inventario delle forme è più grande che mai. L’obbligo scolastico e le grammatiche normative trasmettono all’ambito della lingua scritta un modello linguistico unitario. L’ambito della comunicazione però non si lascia veramente controllare. Le varietà standard sono l’espressione di una dinamica parlata linguistica difficile da dirigere2.

2 LA SITUAZIONE LINGUISTICA NELL’ITALIA UNITA

La nascita dei dialetti toscani dal latino volgare si basa sul cambiamento spontaneo della lingua quotidiana. Lo sviluppo del dialetto fiorentino scritto all’italiano standard invece è stato un atto culturale. Qui scrittori, grammatici, lessicografi e filologi esercitavano consapevolmente influsso sulla nascita dell’inventario delle forme. Tutti i cambiamenti dal medioevo all’italiano moderno erano soltanto modifiche nel sistema stesso, mentre lo sviluppo dal latino all’italo-romanzo è stato un cambiamento da un sistema di lingua ad un altro3.

Nel Cinquecento la lingua francese ha svolto un ruolo importante ed ha influenzato la lingua italiana. Tante espressioni utilizzate nell’amministrazione derivano dal francese4. Nel Sei- e Settecento anche lo spagnolo ha influenzato l’italiano. In confronto all’arabo, il francese, lo spagnolo e l’inglese5 etc. anche la lingua latina degli eruditi era un adstrato culturale importante. I numerosi dialetti assumevano funzioni di adstrati per l’italiano. Numerose espressioni da diversi dialetti sono giunte al loro posto nell’italiano6.

2.1 DALL’INIZIO DELL’UNITÀ D’ITALIA AI GIORNI NOSTRI

2.1.1 DAL 1861 ALL’INIZIO DEL FASCISMO (1922)

Al momento della proclamazione del regno d’Italia, nel 1861, la maggior parte degli italiani parlò il dialetto del proprio paese, mentre solo una minoranza conosceva la lingua italiana scritta. Non si poteva affermare che l’Italia avesse già raggiunto l’unità linguistica7. La questione della linguacontinuava in rapporto alla ricerca del modello giusto della lingua. Con la creazione dello stato italiano, per la prima volta nella storia, fu la creazione di una lingua comune per tutti gli italiani era possibile. Il processo accordato è stato promosso dalla burocrazia italiana, dall’introduzione del servizio militare8, dall’imporsi dell’obbligo scolastico (1877)9, dall’aumento dell’importanza della stampa quotidiana e anche dalle tante invenzioni tecniche nel campo dei mass media10. Un contributo importante per l’unificazione linguistica è stato compiuto sia dalla stampa che dall’ampliamento della rete di comunicazione. La nascita del fumetto e anche l’inizio della letteratura per bambini e giovani favorirono l’unificazione linguistica. Anche grazie alle colonie in Africa, l’italiano diventò una lingua coloniale11.

2.1.2 DALL’INIZIO DEL REGIME FASCISTA FINO ALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Il fascismo introdusse alcuni provvedimenti linguistici politici, per esempio la proibizione delle lingue delle minoranze, la letteratura dialettale, le parole straniere fino alle regole per le forme titolari. La letteratura italiana invece attraversava un periodo di gran considerazione a livello internazionale12.

2.1.3 DAL 1945 FINO ALL’INIZIO DEL NUOVO MILLENNIO

Dopo la seconda guerra mondiale, l’italiano si fece strada in confronto ai dialetti come lingua parlata quotidiana. Un gran numero d’italiani migrò dal Sud al Nord dell’Italia oppure andò all’estero. Questo processo fu anche nominato “esodo dalla campagna”13. Negli anni cinquanta si sviluppò il turismo di massa. Tutti questi avvenimenti furono importanti per lo sviluppo linguistico. L’introduzione della televisione portò l’italiano anche nelle aree rurali. Il francese diventò un importante fornitore di parole straniere. Nuovi mezzi di comunicazione per esempio internet, la telefonia mobile e i messaggi si ripercossero sull’uso linguistico14.

2.2 L’ITALIANIZZAZIONE DAL 1861 FINO AD OGGI

Nel 1889 fu fondata la Società Dante Alighieri per incrementare la diffusione della lingua italiana in Italia. Ma soprattutto il progresso tecnico, la mobilita crescente e anche la comunicazione ultraregionale (la ferrovia, i telegrafi, nuove espressioni tecniche, l’industrializzazione, l’inizio del turismo e l’esodo della campagna) crearono buone condizioni per l’introduzione di una vera lingua nazionale italiana. Il sud ha sofferto già dall’inizio della fondazione dello stato italiano di un inferiore sviluppo industriale rispetto al nord. Questo vale anche per lo sviluppo economico e l’istruzione. Al momento della proclamazione del regno d’Italia circa il 70-80% della popolazione in Toscana e in Emilia-Romagna fu analfabeta, in Sicilia e in Umbria la percentuale superava l’80% mentre a livello nazionale la percentuale degli analfabeti raggiungeva il italiana intera15. In queste province la gente sapeva parlare solo dialetti locali. Fino al 1911 questa cifra é diminuita fino al 40%. In alcune zone, per esempio la Liguria, il Piemonte o la Lombardia, la cifra d’analfabeti era ancora più bassa del 20%. Nelle zone del Sud però l’analfabetismo fu superiore al 70%. Nel 1931 ancora il 21% degli italiani fu analfabeta. Non solo l’introduzione dell’obbligo scolastico, ma anche il servizio militare contribuirono all’aumento della diffusione della lingua nazionale. Anche eventi collettivi come la seconda guerra mondiale promossero il processo unificativo linguistico. Il processo è stato accelerato dall’introduzione della radio nel 1924, del film sonoro nel 1930 ed anche della televisione nel 195416. Il fatto che la lingua italiana nel Novecento non fosse più la lingua dei conoscenti della scrittura, bensì il veicolo scritto e orale della maggioranza del popolo, portò alla nascita di una nuova dinamica che diede vita a tante nuove varietà, per esempio l’italiano regionale oppure l’italiano popolare17.

Una norma per la lingua nazionale futura non esisteva dopo la nascita dello stato centrale. Alcuni pensieri di Manzoni erano direttivi18. In fondo la lingua scritta italiana era fiorentina. Pero anche i regionalismi19 e il fascismo con le sue regole hanno influenzato la lingua nazionale. Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia ha subìto l’esperienza di un influsso massiccio della cultura e dello stile di vita anglo-americano (i film che vengono da Hollywood, la musica rock, beat e pop, e i fumetti). Anche il linguaggio dei giornali, come pure gli anglicismi, che hanno influenzato e influenzano ancora la lingua italiana, hanno dato il loro contributo allo sviluppo della lingua italiana2021.

Lo sviluppo più importante è stato però la propagazione dell’italiano a scapito dei dialetti incluso la formazione delle varietà di contatto22. La lingua italiana standard tradizionale è cambiata nel Novecento anche per il fatto che non era più solo un veicolo scritto, bensì la lingua usata quotidianamente dalla grande massa. Per la prima volta nella storia, l’italiano disponeva di una massa parlante23.

2.2.1 NUOVE FORME SCRITTE DI COMUNICAZIONE E LE CONSEGUENZE SULLA CULTURA SCRITTA DELLA LINGUISTICA DEI GIOVANI DAL XXº SEC. AL XXIº SEC.

Soprattutto la diffusione del cellulare a metà degli anni ‘90 ha cambiato la lingua dei giovani. Il numero limitato delle lettere, al massimo 160, ha portato all’invenzione d’abbreviazioni e simboli che fanno guadagnare spazio24. I giovani trascrivono questo metodo anche su are situazioni di comunicazione. Per tutti i giovani anche la musica italiana ha importanza per la lingua giovanile. Cantanti come Pino Daniele cantano in dialetto. Questa musica si fonde sulle tradizioni italiane linguistiche. Cosi il dialetto ha avuto anche accesso alia scena giovanile25.

2.2.2 LA CURA DEI DIALETTI COME ELEMENTO FISSO NELLA CULTURA LINGUISTICA ITALIANA

Fino al Novecento il dialetto locale era sempre stato utilizzato dalla popolazione italiana. L’unificazione d’Italia non portò neanche all’indebolimento della letteratura dialettale. Dopo l’unità, alcune opere teatrali furono rappresentate in dialetto ed anche le riviste dialettali erano molto richieste come mezzi di comunicazione. Durante la fase del fascismo invece, la lingua nazionale fu promossa e la rappresentazione d’opere in dialetto ed anche la pubblicazione di letteratura in dialetto furono vietate. Dopo la guerra, nel 1954 fu fondata l’Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali con il compito di sostenere la letteratura dei dialetti. In questo periodo anche il teatro dialettale trovò nuova vita e il dialetto ricominciò ad avere un ruolo importante nella letteratura italiana moderna26. Oggi commissari come Salvo Montalbano, celebre personaggio dei gialli di Andrea Camilleri spesso usano la lingua dialettale.

L’uso del dialetto si trova anche nella lingua della pubblicità sia in televisione che sulla stampa. Il fabbricante di formaggi Galbani per esempio ha prodotto la sua pubblicità nell’estate 2003 con ‘Pulcinella’, una figura della commedia dell’arte che parla in dialetto napoletano27.

[...]


1 Michel, 2005, p. 57-65.

2 Michel, 2005, p. 67.

3 Michel, 2005, p. 84.

4 Michel, 2005, p. 111.

5 Bollée, 2002, p. 134-141.

6 Michel, 2005, p. 115.

7 Marazzini, 2004, p. 184.

8 Rossi/Marongiu, 2005, p. 205.

9 Bollée, 2002, p. 125.

10 Marcato, 2002, p. 17.

11 Michel, 2005, p. 173.

12 Panozzo, 1999, p. 358.

13 Bollée, 2002, p. 127.

14 Michel, 2005. p. 180.

15 Marazzini, 2004, p. 185.

16 Bollée, 2002, p. 130.

17 Michel, 2005, p. 422.

18 Marazzini, 2004, p. 176.

19 Michel, 2005, p. 432-436.

20 Marazzini, 2004, p. 216.

21 Rossi/Marongiu, 2005, p. 255-259.

22 Michel, 2005, p. 439f.

23 Michel, 2005, p. 442.

24 Michel, 2005, p. 447f.

25 Bernhard, 2003, p. 91.

26 Michel, 2005, p. 467ff.

27 Michel, 2005, p. 470f.

Excerpt out of 27 pages

Details

Title
La vitalità dei dialetti italiani odierni
College
University of Tubingen
Grade
2,0
Author
Year
2007
Pages
27
Catalog Number
V142830
ISBN (eBook)
9783640539314
ISBN (Book)
9783640540181
File size
663 KB
Language
Italian
Keywords
vitalità, dialetti italiani, odierni, Varietätenlinguistik, Sarah Luscher
Quote paper
Sarah Luscher (Author), 2007, La vitalità dei dialetti italiani odierni, Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/142830

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